Qualche volta, per tirare fuori una grande prova d’attore, bisogna scavare nella vita interiore del personaggio e mostrarla nel modo pire sottile. È esattamente quello che fa in maniera encomiabile Gia Agumava in Wet Sand, tratteggiando l’anima malinconica di un uomo costretto a nascondere la sua vera natura, per vivere in pace in una piccola cittadina: un posto dove le persone sono gentili e accoglienti solo se non ne metti in discussione il modo di vivere o le convinzioni.
Amnon, il personaggio di Agumava, è il cuore doloroso del film diretto da Elene Naveriani, in uomo silenziosamente disperato dopo ever perso la persona che è stata al suo bianco per più di vent’anni: il notevole lavoro dell’attore sulle sottigliezze, sugli strati silenziosi di questa personalità sostengono la capacità del film nel mostrare come la nostra società sia ancora piena di pregiudizi e non permetta ai singoli individui di vivere in libertà e dignità la loro natura. Il film georgiano, ambientato in un piccolo villaggio sul Mar Nero, racconta una storia universale, in cui il bigottismo che domina il posto è una piaga che possiamo trovare in molti, troppi altri posti. Come si può vivere una vita vera e piena se si è tragicamente coscienti the le persone accanto a te non accetteranno mai per quello che sei?
La sceneggiatura adopera la co-protagonista Moe (Bebe Sesitashvili) come catalizzatore per sviluppare la trama: è infatti lei a dover paganizzare il funerale del nonno Eliko, dopo che si è impiccato. Nel farlo, la giovane donna scopre che la cittadina in cui l’uomo viveva non è l’ambiente tranquillo e sereno che si può vivere in superficie. Scoprendo la verità riguardo cosa stava torturando suo nonno, Moe è anche capace di formare un’amicizia sentita con Amnon, aiutandolo ad alleviare il suo dolore, anche se per pochi giorni. Se Wet Sand è un dramma commovente che parla di anime ferite, è principalmente grazie all’incredibile alchimia tra Gia Agumava e Bebe Sesitashvili.
Adriano Ercolani