News  ·  30 | 01 | 2024

Sandra Milo, una stella tutta italiana

©Locarno Film Festival

Sandra Milo è tutta l’innocenza edenica del cinema italiano. Un’innocenza paradossale, “glamourosa”, nazional-popolare, in grado di ergersi a simbolo, segno addirittura, di un momento storico. Era nata a Tunisi nel 1933 e ha esordito nel cinema grazie ad Antonio Pietrangeli che la vuole per Lo scapolo (1955). E da allora Sandra Milo è entrata con dolcissima prepotenza nell’immaginario collettivo dell’Italia del dopoguerra. Un’eccellenza di un cinema che in quel periodo sembrava inarrestabile, producendo uno via l’altro film memorabili. In (1963) e, soprattutto, Giulietta degli spiriti (1965), Sandra Milo incarna, attraverso Fellini, un eros insurrezionale nel quale si scontrano e s’intrecciano Freud, cattolicesimo e le nuove libertà consumistiche dell’Italia del miracolo economico. “Sandrocchia”, la chiamava Fellini, anche se lei, con la punta di maliziosa ironia che l’ha sempre distinta, preferiva, strizzando gli occhi, ricordare nomignoli meno generosi che la stampa dell’epoca aveva coniato. Senza mai dimenticare una punta d’orgoglio nel menzionarli. A Fellini, inoltre, la legava un sentimento forte, amoroso, evocato sempre con generosità forte e immensa tenerezza.

Tuttavia, non ci sono solo le caratterizzazioni indimenticabili che il maestro di Rimini sogna per lei e che la elevano all’empireo dei segni eterni. Fra il 1959 e il 1961 interpreta due dei film più dolenti di Roberto Rossellini: Il generale Della Rovere (1959) e, soprattutto, il magnifico e all’epoca tristemente incompreso, Vanina Vanini (1961 – film che a rivederlo oggi contiene già i prodromi di un de Oliveira). Straordinario talento comico e autoironico, basti pensare a Totò nella luna (1958) di Steno e a Le voci bianche (1964) di Pasquale Festa Campanile e Massimo Franciosa, ha lavorato moltissimo in Francia con registi di primo piano come Jacques Becker, André Hunebelle, Édouard Molinaro e tanti altri, senza dimenticare Jean Renoir.

Lavorando instancabilmente, Sandra Milo ha attraversato i set di registi del calibro di Dino Risi, Duccio Tessari, Luciano Salce, Ugo Gregoretti, Sergio Corbucci e molti altri, fra i quali Pupi Avati, che la volle per il suo magnifico Il cuore altrove (2003), indifferente agli steccati che la critica tentava di ergere fra cinema cosiddetto “alto” e “basso”.

L’ultima volta che abbiamo avuto il piacere di avere Sandra Milo a Locarno è stato nel 2018, quando ha accompagnato il film di Denis Rabaglia, Un nemico che ti vuole bene, interpretato al fianco di Diego Abatantuono. Anche in quell’occasione, la sua generosità brillava, nonostante l’età avanzata che la sua energia smentiva con coraggio. Una stella, vera, che brillerà per sempre nel firmamento del cinema italiano.

 

Giona A. Nazzaro
Direttore Artistico