aggiornamento 05.01.23
È con enorme soddisfazione che accogliamo la notizia della liberazione di Taraneh Alidoosti, l'attrice arrestata lo scorso 17 dicembre dalla polizia iraniana per avere espresso il suo sostegno alle rivolte che stanno attraversando il paese. Premiata a Locarno nel 2002 per il film Man, taraneh, panzdah sal daram di Rasoul Sadrameli, l'attrice purtroppo è solo una delle migliaia di persone vittime della feroce repressione del governo iraniano. Come festival ci siamo mobilitati affinché fosse liberata e oggi siamo felici che Taraneh Alidoosti possa essere riaccolta sana e salva dall'affetto e calore della sua famiglia. La lotta per la libertà delle donne e degli uomini iraniani, però, è ancora lunga. Ed è a loro che che in questo inizio di anno va il nostro pensiero. Il Locarno Film Festival, luogo della libertà d'espressione, di pensiero e parola, da sempre al fianco di artisti e intellettuali, si schiera con il desiderio di libertà e autodeterminazione di tutte le comunità iraniane.
Ciò che accade in Iran è sotto gli occhi di tutti. Eppure, il silenzio occidentale è sconfortante, nonostante encomiabili eccezioni. La rivoluzione iraniana, pacifica e gioiosa, è aggredita con violenza estrema, odiosa, da un potere che non intende ragioni. Per anni nel cinema abbiamo frainteso i silenzi e le rarefazioni del cinema iraniano come sola espressione di una poetica della sottrazione, senza riuscire a cogliere pienamente e sino in fondo il motivo di tanti non detti. Solo quando la mannaia della repressione si abbatteva su Jafar Panahi, Mohammad Rasoulof, Keywan Karimi e tantissimi altri ci si svegliava improvvisamente dal torpore e si vedeva la violenza in essere. La morte di Mahsa Amini è stato uno spartiacque. La repressione si abbatte: bambini, donne, artisti, anziani. Adesso si aggiunge anche il nome di Taraneh Alidoosti, magnifica attrice – premiata a Locarno per la sua performance nel 2002 –, alla liste delle vittime. Come luogo deputato alla libertà d'espressione e di parola, come festival cinematografico che ha sempre ascoltato le voci provenienti dal cinema iraniano, esprimiamo con fermezza il nostro sdegno contro questa violenza inaccettabile. Tacere significa essere complici. Il Locarno Film Festival, nel rispetto della sua tradizione contro ogni censura e violenza, si schiera con il desiderio di libertà e autodeterminazione delle comunità iraniane.
Zhen, Zhian, Azadi!
Jin Jîyan Azadî!
Shervin Hajipour (classe 1997) è un cantante iraniano, noto per la canzone "Baraye", definita "l'inno" delle proteste di Mahsa Amini. È stato arrestato il 29 settembre 2022, due giorni dopo la pubblicazione del brano.