Great Expectations: il cinema britannico del dopoguerra (1945-1960)

Alla fine della Seconda guerra mondiale, mentre il suo impero d’oltremare iniziava a sfaldarsi, la Gran Bretagna imboccava la via accidentata della ricostruzione e della rinascita nazionale. L’ampia panoramica dedicata al cinema britannico di quel periodo, mostra la risposta culturale e il tentativo da parte di cineasti, scrittori, produttori, performer e studios nazionali di leggere le trasformazioni di quella nuova e turbolenta fase.

Con proposte che spaziano dai classici più amati di registi leggendari come David Lean, Carol Reed o Powell e Pressburger (questi ultimi già al centro di due grandi retrospettive, allestite rispettivamente a Locarno nel 1982 e dal BFI nel 2023), per arrivare a perle di genere firmate da artisti meno noti come Seth Holt o Lance Comfort, il programma omaggia i registi dei grandi studios attivi tra il 1945 e il 1960, prima dei grandi cambiamenti del decennio successivo.

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Il cinema britannico degli studios è riuscito a fondere l’intrattenimento di massa con forme stilistiche estremamente innovative e a elevarsi a forma d’arte. Concentrandoci esclusivamente sui film contemporanei (e omettendo film di ambientazione storica, fantasy e di guerra), abbiamo deciso di raccontare la storia di una nazione in cerca della propria identità: in modalità ora cupa e assorta, ora, come nella migliore tradizione della commedia brillante inglese, ilare e mordace.

La retrospettiva Great Expectations: il cinema britannico del dopoguerra (1945-1960) riserverà uno spazio di primo piano anche all’importante ruolo svolto dalle registe coeve, con film diretti da Muriel Box, Wendy Toye, Margaret Tait e Jill Craigie, e dai registi americani esiliati per effetto della lista nera anticomunista, come Joseph Losey, Cy Endfield e Edward Dmytryk.


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