De Humani Corporis Fabrica
di Verena Paravel and Lucien Castaing-Taylor
Francia/USA
Produzione
Norte Productions: Valentina Novati
Sensory Ethnography Lab: Verena Paravel and Lucien Castaing-Taylor
di Verena Paravel and Lucien Castaing-Taylor
Francia/USA
Produzione
Norte Productions: Valentina Novati
Sensory Ethnography Lab: Verena Paravel and Lucien Castaing-Taylor
Il lockdown di marzo ha interrotto anni di intenso lavoro per i registi e antropologhi Verena Paravel e Lucien Castaing-Taylor. Gli autori di Leviathan, presentato a Locarno nel 2012, nel loro nuovo film si concentrano su cinque ospedali nei quartieri a Nord di Parigi, avvalendosi di innovative tecnologie mediche di diagnostica per immagini per realizzare un triplo ritratto del corpo umano, della professione medica e della capitale francese.
– Antoine Thirion, Comitato di selezione
Il film del regista sciamano Kidlat Tahimic Mababangong Bangungot (Perfumed Nightmare, 1977) non ha perso nulla dell’impressionante e clinica magia che aveva alle origini. Inventando in un colpo solo un genere totalmente inedito, il racconto picaresco post-coloniale, il film lancia delle provocazioni sia sul piano dello stile sia su quello della sostanza che lasciano senza fiato nel 2020 tanto quanto fecero nel 1977. Anzi, con gli anni, la preveggenza e la pertinenza della capricciosa e visionaria elaborazione individuale compiuta dal regista, e le sue peregrinazioni nelle Filippine e in tutta Europa mentre seziona e smantella l’oscenità e l’inanità dell’imperialismo nordamericano, della modernità cripto-coloniale europea e del neoliberismo consumista tout court, si sono rivelate ancora più incisive. Nel film vanno a braccetto commedia e critica, humour dell’assurdo e autoironia, in un connubio raramente così ben riuscito. Favolista inimitabile e mitopoietico bighellone, Kidlat sbeffeggia con ironia i cliché razzisti del cinema etnografico, dei documentari di viaggio e del primitivismo occidentale come nessuno prima aveva osato e nessun altro dopo ha mai tentato di fare. Quasi mezzo secolo dopo, il mondo è in fiamme. La dittatura di Marcos di marca statunitense conteneva già i semi di quella di Duterte, e mentre i Duterte, i Bolsonaro, i Modi, gli Erdogan, i Trump e la loro risma ostentano le loro cazzate sull’osceno palcoscenico del mondo, vedere Mababangong Bangungot oggi ci riconduce con veemenza ma inesorabilmente alle cause dell’attuale crisi globale. La ludica proclamazione a favore della libertà dell’immaginazione e del cosmopolitismo fatta da Kidlat, «Mi sono scelto il veicolo e posso attraversare tutti i ponti», reclama a gran voce di essere ascoltata più che mai, nonostante più che mai risuoni come un’utopica fantasia benevolente.
– Véréna Paravel e Lucien Castaing-Taylor