LUX
di Raphaël Dubach and Mateo Ybarra
Svizzera
Produzione
Jeunes Sauvages: Raphaël Dubach e Mateo Ybarra
di Raphaël Dubach and Mateo Ybarra
Svizzera
Produzione
Jeunes Sauvages: Raphaël Dubach e Mateo Ybarra
Per il loro primo film autoprodotto i giovani registi Mateo Ybarra e Raphaël Dubach hanno immaginato un documentario di grande inventiva formale a proposito di una colossale esercitazione militare svizzera tenutasi nel 2019. Interrotto nella fase iniziale del montaggio, LUX promette di essere una commedia impassibile sulla realtà svizzera, tanto caustica quanto poetica.
– Nicholas Elliott, Comitato di selezione
«Sono come immerso in un bagno di ovatta. Senza vere e proprie angosce. Senza speranze. Rinchiuso nel comfort e nella sicurezza».
Charles Dé è a capo di un'importante e austera impresa familiare. Il giorno del centenario della società, si rende conto che il suo tenore di vita borghese e capitalista è l'esatto opposto delle sue passioni di adolescente. In preda a una bufera esistenziale, decide di rompere radicalmente con questo universo per vivere controcorrente. Conosce allora Paul e Adeline, una coppia bohémien con cui condivide un'esistenza libera nella campagna ginevrina. Nel film di Tanner c'è tutta l'energia, la forza ma anche la fragilità di un primo lungometraggio. La fotografia di Renato Berta è grezza, l'interpretazione di François Simone è dissonante. Ma Charles mort ou vif (1969) è soprattutto un film-manifesto, con l'energia del Maggio ’68, in cui si sogna che le banchine del lago Lemano sono diventate un porto scuro come il carbone, con le chiatte nere, in cui si getta un'automobile dalla sommità di una cava di ghiaia, in cui si esprime il proprio malcontento sputando patate e in cui la prosperità svizzera viene criticata in una poesia scolastica. Aprendo la strada al nuovo cinema elvetico con sensibilità e ironia, Alain Tanner è stato capace di descrivere l'energia effervescente di un'epoca in cui bisognava decostruire tutto. Ed è sicuramente in questo che risiede l'affetto speciale che nutriamo per questo film e per il lavoro di Alain Tanner: la poesia come atto di sovversione.
– Mateo Ybarra e Raphaël Dubach