Selvajaria
di Miguel Gomes
Portogallo/Francia/Brasile/Cina/Grecia
Produzione
O SOM E A FÚRIA: Luís Urbano
Shellac Sud
RT Features
Rediance Films
Faliro House
di Miguel Gomes
Portogallo/Francia/Brasile/Cina/Grecia
Produzione
O SOM E A FÚRIA: Luís Urbano
Shellac Sud
RT Features
Rediance Films
Faliro House
L’immaginifico cineasta Miguel Gomes torna a adattare un testo fondante, Brasile ignoto di Euclides da Cunha, sulla battaglia tra il giovane esercito brasiliano e la resistente comunità dei Canudos nel 1897. Un film epico sulla fine della simbiosi tra uomo e natura, che ha finora sofferto a causa della difficile situazione brasiliana e la cui lunga fase di pre-produzione (in cui è prevista la ricostruzione storica del villaggio e un lavoro di stretta collaborazione con i discendenti dei Canudos) è stata rimandata a causa del Covid-19.
– Daniela Persico, Comitato di selezione
Gli anni Ottanta sono stati una decade d'oro per il cinema portoghese. Una decade che ha aperto e chiuso con due capolavori, Francisca (1981) di Manoel de Oliveira e Recordaçoes da Casa Amarela (1989) di João César Monteiro. Ma ce sono stati altri. Per esempio O Bobo (1987) di José Álvaro Morais. Malgrado avesse vinto, nel 1987, il Pardo d’oro a Locarno, il tempo non gli ha offerto la notorietà internazionale che hanno avuto gli altri due registi. È un peccato. O Bobo è il film dell'apoteosi della dimensione antinaturalistica del cinema portoghese. Una scenografia caleidoscopica di gesti, di parole, di suoni, di mis-en-scène, di transizioni tra scene e di raccordi fra inquadrature. Tutto è operistico in O Bobo. Ma non c’è nulla di grandiloquente in questo, perché è un’opera buffa. La musicalità del film, sensuale, swingante, ironica, non nasconde la gravità delle ferite. Di cosa parla O Bobo? Essenzialmente, parla di fedeltà e di tradimenti. Però parla anche di amori, della città di Lisbona, di teatro e di cinema, dei postumi della rivoluzione, della fondazione del Regno del Portogallo e della fine dell’Impero portoghese. La grandezza di tutto questo non si separerà dal tempo di gestazione del film, iniziato nel 1978 e trascinato per molti anni dedicati alla riscrittura, a nuove riprese, a nuovi montaggi e a un laborioso lavoro di montaggio sonoro. Il montaggio sonoro di O Bobo mi ha talmente colpito che ho invitato Vasco Pimentel come tecnico del suono dei miei film, proprio colui che per anni aveva lavorato con José Álvaro Morais per creare l’incredibile sinfonia mono di questo film. Vasco mi raccontò che incontrò il regista, il giorno successivo al premio di Locarno, per scrivere nuovi dialoghi per O Bobo. Dopo essere tornati a Lisbona con il premio, continuarono a lavorare sul film, che avrebbe avuto la sua prima nel 1991, 13 anni dopo l'inizio delle riprese.
– Miguel Gomes