Ki Joo-Bong, altresì noto come Gi Ju-bong, è uno dei più importanti interpreti del teatro, del cinema e della tv in Sud Corea, una carriera quarantennale lo ha portato a guadagnarsi la fiducia di uno dei più grandi maestri del cinema asiatico, Hong Sang-soo. E anche quella di Locarno, se è vero che qui, già nel 2015, ha visto il suo regista trionfare con Jigeum-eun matgo geuttaeneun teullida (Right Now, Wrong Then), film che valse anche la migliore interpretazione maschile al collega Jung Jae-young. Ora, tocca a lui.
In Gangbyun Hotel (Hotel by the River), lieve e profondo racconto di un uomo che cerca un bilancio della propria vita in un albergo in riva al fiume, poeta che cerca le parole per dire ai figli che si sente alla fine di una vita che apparentemente non sembra in pericolo, mette tutta la sua maestria nel calibrare emozioni, gesti, sguardi, sommesse risate. Un po’ Buster Keaton, in un bianco e nero vivido, un po’ Sellers in Oltre il giardino, in questo artista gentile, capace di stupire un’estranea come i suoi eredi con azioni piccole e preziose, Ki Joo-Bong cuce un personaggio che dà un tono particolarissimo a un protagonista che viaggia sul filo della sua eccentricità. La capacità maieutica di Young-wan, questo il nome del personaggio che interpreta, la comprendi a pieno quando anche tu, come spettatore, senti di guardarti dentro quanto verso lo schermo. E il merito è tutto di un attore che potrebbe stupirti col suo talento speciale, e lo fa, ma preferendo costruire il suo personaggio e la sua storia sequenza per sequenza.