Se l’action-thriller odierno sembra sempre più votato allo spettacolo di scene mirabolanti ed effetti speciali degni dei migliori disaster-movie, con The Equalizer 2 Antoine Fuqua compie invece il percorso opposto: nell’asciugare progressivamente l’azione fino a renderla strettamente necessaria il cineasta ha realizzato un film dove l’intrattenimento è dato prima di tutto dalla tensione. È un processo mutuato direttamente dal western, un genere le cui coordinate narrative – soprattutto nel ritmo – si stanno rivelando per lui costante fonte d’ispirazione. Una volta ridotto al minimo lo spettacolo gratuito, sostituito dal necessario pathos, il regista riesce nell’impresa di realizzare un sequel enormemente più compatto ed efficace dell’originale. Grazie al semplice espediente di rendere la ricerca di vendetta una questione personale il percorso sia psicologico che narrativo del protagonista Robert McCall diventa più credibile, oltre che meglio strutturato dalla sceneggiatura di Richard Wenk e Michael Sloan. Anche Denzel Washington dimostra di sentirsi maggiormente a suo agio nel personaggio, cesellandolo con piccoli ma significativi tratti di introspezione psicologica che lo restituiscono meglio avvicinabile dal pubblico.
Realizzato strizzando l’occhio a capolavori come Pale Rider (Il cavaliere pallido) di Clint Eastwood e per stessa ammissione di Antoine Fuqua High Noon (Mezzogiorno di fuoco) di Fred Zinnemann, The Equalizer 2 è un thriller d’azione che si dipana solido e doloroso fino al notevole showdown finale. Un film in controtendenza, asciutto e insieme denso, che dimostra come questo genere possa ancora regalarci personaggi a cui connetterci emotivamente, e allo stesso tempo inserirli in uno spettacolo di qualità. In fondo, basta costruire il prodotto con lucidità invece che soltanto con i milioni…