Una grande interprete della vita. Il Locarno Film Festival assegna il Leopard Club Award a Hilary Swank, star mondiale, due volte premio Oscar e impressionante interprete di un universo femminile mai, come nelle sue interpretazioni, così vicino alle trame e alle corde della vita tout-court. La vita che sorge umile e germoglia in un parcheggio, che distribuendo immediatamente il copione della responsabilità ruba anni alla gioventù; la vita che da un giorno all’altro rovescia il mondo e che - letteralmente - prende a cazzotti. Una vita faticosa e sudata, che non a caso Swank ha conosciuto da vicino.
Nata nel gigantesco universo del piccolo schermo degli anni ’90, in serie culto come Growing Pains e Beverly Hills, 90210, Hilary Swank fin dall’inizio ha mosso i suoi passi nel cinema in maniera decisa, atletica. A vent’anni conquista il set di The Next Karate Kid (Christopher Cain, 1994) grazie a una forma fisica plasmata dalla passione per lo sport e dalla tenacia, ma è agli esordi del nuovo millennio che l’attrice di Lincoln travolge pubblico e critica con una prova d’attrice costruita nella mente e riflessa sul fisico, o forse viceversa. Con Boys Don’t Cry di Kimberly Peirce (1999) Hilary Swank segna il suo nome, il suo volto e la sua sensibilità nell’olimpo di Hollywood. Interpretando Brandon Teena, giovane transgender nato Teena Brandon, Swank cala sul set un’interpretazione essenziale, sintetica, quasi ossuta, facendo evolvere qualsiasi lacrima facile in uno sguardo, in una virgola del volto o della voce, in un colpo assestato con precisione chirurgica. Un’interpretazione che le vale numerosi premi, tra cui il premio Oscar per la Miglior attrice protagonista nel 2000.
Cinque anni più tardi i cazzotti tornano. Quelli reali, quelli del ring, quelli di Million Dollar Baby (2004). Hilary Swank diventa protagonista del set di un maestro del cinema come Clint Eastwood e interpretando la giovane pugile Maggie regala nuovamente un’interpretazione dell’anima, riuscendo a dire tutto, anche se immobile. Con i soli occhi e i pochi muscoli concessi dalla paralisi in cui il suo personaggio piomba, Swank dialoga con un nuovo tema cardine della contemporaneità e delle coscienze, l’eutanasia. Ancora una volta la giovane donna del Nebraska riesce attraverso a un fisico stravolto, plasmato dal copione, a dare credibilità intima e profonda alla psiche di un personaggio portato all’estremo. Ed è di nuovo Oscar, per la seconda volta in altrettante nomination.
Tante le collaborazioni di prestigio di Hilary Swank in trent’anni di carriera, da quella con Brian De Palma (The Black Dahlia, 2006), a quella con Sam Raimi (The Gift, 2000), da Christopher Nolan (Insomnia, 2002) a Mira Nair (Amelia, 2009) e a Steven Soderbergh (Logan Lucky, 2017). Nel 2014, con You’re Not You, di George C. Wolfe, Hilary Swank regala una nuova interpretazione dell’infinita e a volte complicatissima sceneggiatura della vita interpretando Kate e la storia travolta dalla SLA. Storie, come quella che le ha fatto aprire una parentesi nella sua carriera, per rispondere proprio alla vita; quella senza riflettori, ma con la luce di casa. Quella che le ha fatto mettere da parte qualsiasi copione per essere semplicemente figlia, in un momento difficile di suo padre.
“I don't know what I did in this life to deserve all of this - disse Hilary Swank ricevendo il suo secondo premio Oscar nel 2005 - I’m just a girl from a trailer park who had a dream”.
Lili Hinstin, Direttrice artistica del Locarno Film Festival: “Accogliere in Piazza Grande Hilary Swank per consegnarle il Leopard Club Award è per me un doppio motivo di orgoglio e gioia. Da una parte ci permette di omaggiare un cinema che ha segnato la nascita di una generazione di attrici forti, capaci di tracciare un solco nella Hollywood contemporanea. Dall’altra il Leopard Club Award di Locarno72 racconterà alla Piazza un’attrice e una donna che con la sua carriera incarna la forza femminile, la tenacia, la libertà di scegliere e la fede in ciò che si è scelto”.