Un thriller per portare Piazza Grande ad alta quota. Tutto chiuso nella cabina di pilotaggio di un aereo alle prese con un attacco terroristico. Si compatta così, nella claustrofobia di uno spazio ristretto ma attraversato da una raffica di colpi di scena, il film 7500 del regista tedesco Patrick Vollrath. Il titolo, del resto, dà già l’indicazione numerica che nell’aviazione internazionale rappresenta il codice d’emergenza quando un aereo viene dirottato, qui visto attraverso la resistenza di un co-pilota interpretato da un attore di calibro internazionale come Joseph Gordon-Levitt. Passa infatti sul suo volto pulito dell’inizio, che lentamente sprofonda nell’angoscia e nell’orrore, tutto il carico di sospensione di una vicenda scandita ai margini da un decollo e da un atterraggio tra Berlino e Parigi. Perché la regolarità metodica e abitudinaria dei rituali che precedono la partenza diventa solo la molla che comprime e fa scattare l’adrenalina di una vera e propria odissea tra le nuvole notturne. Un concentrato action che non rilegge soltanto una delle grandi paure della contemporaneità, ma che trasforma l’angusta cabina di un Airbus A319 in un campo di battaglia dove da un momento all’altro ci si trova a prendere decisioni tra la vita o la morte. Una situazione bloccata da una porta che divide il dentro dal fuori, ma amplificata nella concitazione dalle urla all’esterno provocate dagli scontri tra gli assalitori e gli altri membri dell’equipaggio, e visibile solo attraverso l’inquadratura parziale di una telecamera di sorveglianza. Quel dentro o fuori che toccando anche corde più intime e private porta l’esasperazione fino a un punto di non ritorno.