Il mondo di Maud Crayon, architetta precaria, è sempre in movimento. Come molte donne di oggi, le sue giornate sono scandite da mille impegni gestiti con l’equilibrismo di una supereroina. I figli, le bizze di un ex marito emblema del maschio in crisi, un amore di gioventù che riappare, un capo isterico al lavoro. Un equivoco poetico la porta a vincere un concorso del comune per la risistemazione della piazza di Notre-Dame, scatenando una tempesta nella sua vita. Valérie Donzelli torna a costruire un film sugli amorosi sensi, (auto)ironico, divertente e con un tono fantastico ancora più accentuato. Intorno a lei un quartetto di uomini variamente in crisi, attori di lusso come Pierre Deladonchamps, Bouli Lanners, Samir Guesmi e la sorpresa Thomas Scimeca.
Maud è sempre uguale a se stessa negli abiti, ma in costante movimento nelle sue giornate. Se solo si fermasse un attimo potrebbe forse sistemare qualche ingranaggio mal oliato, invece rimane pura energia, mentre il clima è impazzito, a Natale si sta in maglietta, e i media sono ormai fuori sincrono con la realtà. Notre dame è una commedia briosa e libera sulla capacità di rialzarsi dopo un fallimento («che è come l’adolescenza e la calvizie: la sfida è sapersi ricostruire»), che ricorda la personale esperienza di Donzelli con l’insuccesso di Marguerite et Julien, il suo precedente film, ma anche una coccola affettuosa a una città tante volte ferita negli ultimi anni come Parigi. Il destino, poi, ha aggiunto il carico emotivo di un ultimo sguardo cinematografico su Notre-Dame ancora nel suo pieno splendore, prima del terribile incendio che l’ha colpita mentre il film era al montaggio.