Una gravidanza inattesa costringe una giovane studentessa a confrontarsi con un universo maschile egoista, ipocrita o più semplicemente distratto. Ambientato in un Vietnam ancora bloccato dalla divergenza di due forze contrarie – la tradizione del passato e la volontà di evoluzione socioculturale –, l’esordio alla regia di Nguyen Hoang Diep si presenta come uno studio molto preciso della psicologia femminile, abbandonata alle proprie insicurezze da una società dove ogni decisione veramente importante sembra trovarsi a essere sospesa. E dove anche la scelta di non volere un bambino può rivelarsi un percorso paludoso…
L’immobilità rappresentata da Đập cánh giữa không trung (Flapping in the Middle of Nowhere) è sociale ancor prima che esistenziale, e la coerenza della messa in scena nasce proprio dall’esporre tale mancanza di spinta. Il risultato è un film complesso, che mette in scena la battaglia dei sessi dal punto di vista femminile perché probabilmente è l’unico che valga la pena raccontare, quando l’altro è cristallizzato in (non) ruoli. Formalmente molto curato, il film merita una visione attenta soprattutto per la dolcezza triste della sua protagonista, di cui il pubblico riesce a catturare la sincera malinconia.