L’amore e il sesso, in tutte le sue sfaccettature, ma soprattutto affrontato vis-à-vis nei tanti tabù che costellavano l’immaginario popolare italiano degli anni Sessanta. Nel 1963, proprio mentre attraversa l’Italia alla ricerca delle location per il suo Vangelo Secondo Matteo, Pier Paolo Pasolini decide di sfruttare il viaggio per metter mano a un documentario che interroghi senza censure la sessualità degli italiani, Comizi d'amore. Nascono da lì tutti quegli incontri per strada che si tradurranno in una carrellata di interviste e brevi conversazioni collettive, capaci di coinvolgere un catalogo di persone di tutte le età e di tutti gli strati sociali. E se per Pasolini a far da referente ideale è il documentario dell’antropologo Jean Rouch e del sociologo Edgar Morin Chronique d’un été, qui la perlustrazione si condensa in un percorso a stazioni tematiche che da nord a sud scivola tra treni, spiagge, campagne e città. Con una personale rielaborazione del cinema-verità che si converte in un film inchiesta inedito nelle sue forme. E quello che ne scaturisce, a partire dalla sua prima proiezione al Locarno Film Festival del 1964, diventa il ritratto di un paese catturato in attraverso vizi, virtù e nevrosi che ne restituiscono la dimensione corale, proprio mentre si vive nell’intervallo tra i primi segni di un cambio di costume e le resistenze tenaci ancorate alla tradizione.
Lorenzo Buccella