Dal buio alla luce dell'Africa. Il sesto appuntamento con il segreto firmato Lili Hinstin ha portato indietro l'orologio del pubblico di 28 anni. A quel 1992 in cui a Locarno, ventiseienne, con Quartier Mozart esordiva Jean-Pierre Bekolo. Giovane, ma con idee e estetica ben chiare, il regista camerunese sferzò il Festival con un colpo di satira in costume, che la Direttrice artistica ha voluto riproporre al pubblico di Locarno 2020 pensandola al fianco di Dr Jekyll and sister Hyde.
Primo lungometraggio del regista, presentato e premiato a Locarno, Quartier Mozart è una sorta di UFO, o meglio una cometa, nella galassia del cinema africano. Meno conosciuto di Djibril Diop Mambéty, Jean-Pierre Bekolo ne condivide la stessa libertà stravagante, che si nutre e ride della sintesi tra la cultura locale – con le sue streghe che lanciano incantesimi, i “ragazzi” di quartiere che vogliono “gestire” le ragazze, la poligamia dolorosa per le donne –, e i riferimenti al cinema occidentale di cui Bekolo conosce perfettamente i codici. Questa commedia urbana, popolare e allo stesso tempo fantastica, è intessuta sul tema meravigliosamente divertente e sconvolgente del cambio di sesso. Ma la fantasia del proposito non si limita a una gustosa commedia di costume: per il cineasta diventa anche pretesto per una tagliente satira sociale, che inchioda il patriarcato, il machismo, la corruzione e le mille derive di una società dove l’umorismo è l’arma dei poveri. All’inizio degli anni Novanta, Bekolo lasciava intravedere con questo film la possibilità di un nuovo cinema d’autore africano, lontano dai toni affettati di unalgido estetismo o dall’urgenza militante dei film “a soggetto”: con una voce propria, una generazione di attori magnifici, il suo rapporto con la lingua colorita dei quartieri, il ritmo unico del suo montaggio, erede diretto del movimento hip hop… Cosa è successo?
La programmazione di questo film è pensata in binomio con Dr. Jekyll and Sister Hyde, presentato in Secret Screenings l’8 agosto.
Lili Hinstin