News  ·  31 | 05 | 2021

Addio a Peter Del Monte

Il Festival ricorda il regista italiano, autore di un cinema tanto silenzioso quanto prezioso che esordì ventiseienne a Locarno.

Peter Del Monte, © Gorupdebesanez

Peter Del Monte era un autore raro. In alcuni casi rarissimo. Come il suo Fuoricampo, che difficilmente può considerarsi il suo primo film, visto che non vide la luce - o meglio il buio - in alcuna sala. Nessuna, zero. A parte una, la nostra. Ventiseienne fresco di diploma al Centro sperimentale di Roma guidato da Roberto Rossellini, Peter arrivò a Locarno nell’estate del ’69 con un diploma in mano, quello: Fuoricampo, regia e sceneggiatura di Peter Del Monte, con Alessandro Haber e Vittorio Fanfoni. Tre ragazzi e un film. Un film che Locarno, insieme a Cannes, notò e volle, riuscendo a sbirciare tra il grezzo e l’impaccio della “prima volta” un talento vivo e sincero. Italiano di San Francisco, Peter Del Monte capì forse in quei giorni, e qualche chilometro dopo con Irene, Irene, il suo esordio ufficiale del 1975, e L’altra donna, Citazione Speciale della Giuria a Venezia nel 1980, che quella era la sua strada, o meglio il suo volto, il suo schermo. Il volto di un cinema che dà campo all’irrisolto più che al definito, al malessere più che al “tutto bene”. Il cinema di Compagna di viaggio (1996), dei vent’anni di Cora (Asia Argento) e degli ultimi - anni - del pensionato Cosimo (Michel Piccoli), smemorato in fuga. Ecco, Peter Del Monte era, ed è ancora, lì. Tra quell’esordio locarnese invisibile e quel riconosciuto gioiello romano che dalla capitale prende il treno per il nord. Buon viaggio Peter.

Giona A. Nazzaro, direttore artistico del Locarno Film Festival: “Peter Del Monte era un poeta, un autore magico, dotato di uno sguardo incantato, in grado di cogliere i segreti più reconditi dalle pieghe del reale. Negli anni che intercorrono fra Irene, Irene (1975) e Compagna di viaggio (1996), Del Monte ha incarnato una possibilità che il cinema italiano forse non ha saputo cogliere in tutta la sua ricchezza. Un vero e proprio Invito al viaggio (1982), il suo cinema, come questo rock movie unico, onirico ed erotico. Le sue visioni erano autentici Piccoli fuochi (1985), che brillavano negli occhi degli spettatori fortunati che se ne innamoravano. E che dire di melodrammi fuori dagli schemi come Giulia e Giulia (1987), tutto fatto di sguardi obliqui e desideri imprendibili o Étoile (1989), architettura fantasmatica di rara sensualità? Peter Del Monte ha dato tantissimo al cinema italiano. Con ogni suo film ha aperto nuovi varchi che conducevano in regni sconosciuti e offrivano nuove mappe per lo sguardo, nuovi sentieri da percorrere. Peter Del Monte non è andato via. Il suo cinema è qui con noi”.

Nina - "Se morissi che cosa faresti?''
Lucien - "Ti farei rivivere"


(da Invito al viaggio, 1982 - Premio per il contributo artistico al Festival di Cannes)