Da dove viene l’idea per questo nuovo film, Seperti Dendam, Rindu Harus Dibayar Tuntas?
Nel 2015, ho letto il libro di Era Kurniawan. L’esperienza della lettura era molto visiva – un libro molto divertente, pieno di umorismo secco. Volevo provare qualcosa di nuovo, fuori dalla mia comfort zone, ovvero volevo esplorare il genere, nello specifico il genere popolare dei film d’azione indonesiani, e questo libro possedeva l’ambientazione perfetta.
Uno degli aspetti più coinvolgenti e potenti del film è precisamente la concentrazione di eventi che si dipana lungo la narrazione. Eppure, quasi ironicamente, tutto comincia da una situazione di impotenza?
La prima frase del libro dice: “Solo uomini che non ce l’hanno duro, possono combattere senza paura della morte”.
La violenza è intrecciata con la costruzione della mascolinità. Il personaggio principale, gli impulsi violenti di Ajo Kawir sono legati direttamente alla sua impotenza. Non può fare sesso, quindi deve combattere, una compensazione per affermare la sua mascolinità. Tutto torna quando scopriamo anche che l’impotenza di Ajo era stata causata da un atto di violenza contro una donna.
Il contesto storico e sociale di questo film (l’Indonesia di fine anni ’80 e inizio ’90, all’apice del regime di Nuovo Ordine di Suharto) è una cultura che premia la mascolinità. Sono cresciuto in quel periodo e mi sconcertava, mi spaventava al punto di diventare comica – la cultura iper-maschia, militarista che era diventata la normalità a quei tempi, divenendo anche terreno fertile per ingiustizia e violenza delle generazioni successive.
I tuoi film hanno spesso sfidato i pregiudizi legati alle realtà indonesiane politico-religiose più tradizionali. Quando è difficile oggi preservare la libertà artistica?
Non voglio soffermarmi troppo sulle difficoltà. Penso possiamo sempre trovare un modo divertente per sfidare la censura col potere del cinema e della narrazione.
Che opinione ha della scena cinematografica autoriale del sud-est asiatico di oggi?
Il cinema del sud-est asiatico è molto giovane e pieno di energia. Censura, dittatura, colonialismo, violazioni dei diritti umani così come l’educazione sono temi che vedo in molto di questo cinema. All’interno delle diverse culture dell’area mi aspetto molte nuove prospettive riguardo questi problemi. Amo imparare da ogni voce nuova e spero ce ne siano molte in arrivo.
Quanto importanti sono stati i festival internazionali per la sua carriera?
Oltre alla gioia di condividere i miei film con un pubblico nuovo, i festival sono stati per me un’educazione. Incontrando la comunità internazionale, mi sono esposto a pensieri ed estetiche nuovi. Scopro e riscopro sempre così tanto come cineasta, spettatore ed essere umano.
Intervista a cura di Lorenzo Buccella