Un giovane mentalmente fragile vive in una casa isolata sulle Alpi, la madre radicalmente devota, ex-tossica e completamente tatuata, una misteriosa caverna in lontananza che assomiglia a una vagina e alcuni droni ronzanti e irascibili.
Questi sono gli elementi principali di Luzifer, la scioccante opera quarta di finzione del regista austriaco Peter Brunner – e non è un caso che il grande provocatore Ulrich Seidl, un maestro dell’esplorazione degli angoli più bui dell’umanità, sia tra i produttori.
Johannes, il protagonista, è interpretato da nientemeno che la star europea di oggi (e domani), Franz Rogowski, il quale ci regala quella che probabilmente è la sua performance più impegnativa a oggi. Ugualmente vibrante e fisico è il ruolo della madre Maria, affidato a Susanne Jensen, attrice non professionista che nella vita è un’artista e un pastore luterano. I due, coinvolti in un rapporto madre-figlio bizzarro ma amorevole, sono destinati a combattere per le proprie vite e la natura immacolata in cui vivono, da difendere contro l’imminente minaccia arancione.
C’è molto simbolismo aperto alle interpretazioni nelle immagini di Luzifer, e il film di Brunner non è solo un’opera d’autore, ma anche un film horror, un racconto profondamente umanista, una dichiarazione politica e un pezzo di cinema ambientalista. E tra l’altro, come dichiarato nei titoli di testa, si basa su una storia vera. Ma chi è esattamente il Diavolo menzionato nel titolo?
Stefan Ivančić