Gleb Anatol'evič Panfilov è un amico di lunghissima data del Locarno Film Festival. Nel 1969, vince il Pardo d’oro con Nessun orizzonte oltre il fuoco (e non dimentichiamo gli altri prestigiosi riconoscimenti ottenuti nel 1983 con Vassa al Festival di Mosca e nel 1987 a Berlino con Tema, per il quale conquista l’Orso d’oro). Protagonista del cinema russo, il Maestro Panfilov ha attraversato la storia del paese e tutte le sue numerose stagioni politiche. A quasi novant’anni, è nato nel 1934, il Maestro torna a Locarno, in Piazza Grande, con il suo capolavoro più recente. Tratto da Una giornata di Ivan Denisovič di Aleksandr Isaevič Solženicyn, pubblicato per la prima volta in Russia nel 1962 sulle pagine della rivista letteraria Novyj Mir, valse al suo autore il Premio Nobel 1970 ma quattro anni dopo fu espulso dall’Unione Sovietica. Il romanzo, assurto a simbolo della resistenza della dignità umana nelle condizioni atroci, diventa nelle mani di Panfilov un sommesso canto lirico che si incarna visivamente nel nobile classicismo russo nelle cui pieghe risplende una consapevolezza modernista acutissima. Senza alcuna retorica, il Maestro racconta la vita del protagonista e dei suoi compagni d’arme la cui unica colpa è di essere sopravvissuti ai nazisti e che per tanto vengono sospettati e accusati di collaborazionismo con il nemico. Con una precisione sobria e potente al tempo stesso, Panfilov suggerisce in ogni inquadratura la presenza invisibile della Grazia che permette al protagonista di affrontare un giorno dopo l’altro nelle condizioni più crudeli. Nell’articolazione del film che passa dalla guerra al fronte all’inferno del Gulag, Panfilov attraverso uno stile ineffabile, permette al suo protagonista di diventare simbolo della condizione umana. Bentornato, dunque, caro Maestro Panfilov!
Giona A. Nazzaro