Una storia tutta locarnese, quella di Ferdinando Cito Filomarino. Era l’anno 2010 e nei Pardi di domani correva un film dal titolo misterioso – Diarchia – interpretato da un terzetto eccezionale d’interpreti: Louis Garrel, Riccardo Scamarcio e Alba Rohrwacher. Produceva Luca Guadagnino. Alessandro Marcionni, all’epoca responsabile dei Pardini, aveva visto giusto. Cito Filomarino si è imposto come uno dei registi italiani più interessanti degli ultimi anni. Antonia, dedicato alla poetessa Antonia Pozzi, è senz’altro uno degli esordi più singolari e originali del cinema italiano. Pronipote di Luchino Visconti, Cito Filomarino è un talento inquieto. Dotato di uno sguardo singolare, possiede un’innata capacità per evocare immagini e ritmi che gli permettono di esplorare situazioni e generi molto lontani fra loro. Undici anni dopo Diarchia che è rimasto impresso negli occhi e nella memoria di molti, Ferdinando Cito Filomarino ritorna al festival di Locarno con il suo nuovo film, che segna un’altra svolta nel suo percorso artistico.
Beckett è un vero thriller d’autore. Interpretato magistralmente da John David Washington, uno degli attori più entusiasmanti degli ultimi anni, il film racconta la storia di un turista statunitense in vacanze in Grecia che in seguito a un tragico incidente, si trova al centro di una spietata caccia all’uomo. Cito Filomarino omaggia il grande thriller politico degli anni Settanta di Sydney Pollack e Alan J. Pakula, con una punta di… Dario Argento. Cosa ha visto esattamente Beckett mentre pensava che stesse morendo e perché tutti vogliono ucciderlo? Prodotto da Frenesy, la società di Luca Guadagnino, Beckett conferma in Ferdinando Cito Filomarino un cineasta appassionante, completo che saprà riservare anche nel prossimo futuro grandi sorprese.
Giona A. Nazzaro