Il debutto di Alberto Lattuada alla regia avviene durante gli anni del regime fascista. Il cineasta milanese si nasconde dietro lo scudo di un’opera letteraria per sfuggire a eventuali interventi censori.
Giacomo l’idealista è infatti un’opera tratta dal romanzo tardo-ottocentesco di Emilio De Marchi che narra le vicende di Giacomo Lanzavecchia (Massimo Serato), professore di filosofia e reduce garibaldino, e dell’amata Celestina (Marina Berti). A ostacolare il loro amore è un giovane rampollo dell’aristocrazia lombarda.
Lattuada in questo film mostra di aver assimilato al meglio la lezione formalista dei maestri Mario Soldati e Ferdinando Poggioli. Questa sensibilità porterà la critica a definire Lattuada sin da subito come regista “calligrafico”, un’etichetta che non rende però giustizia a un autore eclettico, capace con grande originalità di dialogare con il cinema d’autore e quello di genere.
Mattia Lento