Un dramma dai risvolti soprannaturali che spiazza e affascina con la forza del suo sguardo sensuale, mistico e misterioso.
Agia Emi, debutto nel lungometraggio della regista greca Araceli Lemos, è un film che porta con sé un turbamento magnifico e sottile, un’opera prima di insolita potenza e conturbante complessità.
Emi è un’adolescente che vive in una comunità di immigrati filippini al porto del Pireo. Emi piange sangue, un dono o una maledizione, che la porterà a lavorare come guaritrice a casa di una ricca e ambigua signora greca. Dentro di lei, forze che non si sa spiegare. Fuori da lei, due comunità a cui rimane sempre e comunque aliena.
Emi e il suo corpo, come un’entità ultraterrena non integrata, in lotta per liberarsi, emanciparsi, trovare il suo posto nel mondo. Un’inedita interpretazione dell’esperienza migratoria, un discorso stratificato sul concetto di Altro dispiegato attraverso una visione di corpi che eccedono i limiti del reale.
Lontano anni luce dagli stilemi ormai triti del cinema greco alla moda, il film si presenta come un turbine selvaggio di suggestioni che vanno dalle memorie horror di Fulci al melodramma sociale di Lino Brocka, in un’altalena di tensioni religiose e disordini mondani. La rivelazione di uno sguardo, di una voce autoriale forte e chiara.
Eddie Bertozzi