Monica Vitti ha incarnato un’idea di modernità. Non solo italiana. Un momento di passaggio che nei tratti della sua persona, nell’attimo stesso in cui sembrava celebrare un addio al passato, rifondava un esserci tutto italiano. Michelangelo Antonioni ha colto questo oscillare, questa dissolvenza incrociata fra due tempi che si saldavano nel suo sguardo. Come interprete, Monica Vitti ha creato da sé il proprio linguaggio. Inquieta, ha saputo incarnare una cesura decisa con le regole del teatro e del cinema che l’hanno preceduta, dando vita a una presenza squisitamente moderna. Ha intuito prima di tutti i rischi di manierismo insiti nell’insistere a proporre una persona drammatica legata a un’idea di smarrimento legata alle contraddizioni della modernità e si è reinventata straordinaria interprete di commedia esaltando il suo lavoro di interprete esploso in innumerevoli accorgimenti, sfumature e dettagli Monica Vitti è un’artista. Una delle più grandi di sempre del cinema italiano. Una presenza che ha rilanciato tutte le possibilità che si potevano offrire a un’attrice determinando nuove regole del gioco. Con il suo lavoro ha promosso un cinema modernista, ridefinito le possibilità della comicità al femminile, conservando sempre quell’ombra di realismo che le permetteva di affondare il suo sguardo negli occhi dello spettatore, stanandolo dalle sue presunte certezze. Monica Vitti è il lavoro dell’attrice al massimo grado di consapevolezza e libertà.
Giona A. Nazzaro