Ancora una volta la libertà di espressione è sotto attacco. Purtroppo, è ormai la norma. I valori considerati inattaccabili sono quelli costantemente aggrediti. Il 25 aprile scorso, Festa della Liberazione in Italia, la produttrice turca Çiğdem Mater è stata condannata a 18 anni di carcere. L’accusa? Di avere tentato di raccogliere fondi per finanziare un documentario sulle proteste legate al movimento del Gezi Park (occorre sottolineare che il film non è mai stato realizzato). Se ci soffermiamo a riflettere sulla condanna, il primo messaggio che emerge è violentissimo. Il solo pensare di volere realizzare qualcosa di non gradito è ormai passibile di pene severissime. Amnesty International ha definito la condanna “una parodia di giustizia di dimensioni spettacolari”.
Fondatrice e coordinatrice della Armenia Turkey Cinema Platform, Çiğdem Mater ha collaborato con Ai Weiwei per il progetto Human Flow ed è una delle protagoniste del cinema europeo e internazionale. La condanna emessa contro Çiğdem Mater è un messaggio chiarissimo rivolto agli intellettuali, artisti, filosofi e, soprattutto, alle donne che in Turchia stanno sempre più prendendo in mano la produzione cinematografica, spezzando i codici della rappresentazione e imprimendo un passo nuovo alle storie. Un messaggio che non ci deve lasciare indifferenti. L’appello della ICFR (la coalizione per sostenere i cineasti a rischio) è ferma e chiara e la condividiamo. Rilascio immediato e senza condizioni di Çiğdem Mater e di tutte le persone condannate assieme lei. La libertà di pensiero, di espressione e di creazione non si tocca. Çiğdem Mater libera subito!
Giona A. Nazzaro