Jason Blum è il produttore che meglio di tutti ha saputo raccontare i grandi mutamenti della società statunitense. Ha saputo aggiornare lo spirito delle produzioni a basso costo di Roger Corman mettendole in dialogo con i mutamenti strutturali dell’industria del cinema. A poco di 50 anni, vanta più di un’ottantina di produzioni cinematografiche. Nominato tre volte per gli Oscar, ha impresso il suo marchio e il suo sguardo su tutti i generi e i film che ha prodotto. Blum è uno dei pochi produttori statunitensi del quale si può affermare senza timore di smentita che vanta un vero e proprio tocco d’autore.
Creatore di mitologie a basso costo (come la saga di Paranormal Activity e la serie Insidious), ha saputo affermarsi con grande determinazione anche lontano dai generi come dimostra il successo di Whiplash di Damien Chazelle e BlacKkKlansman di Spike Lee. Ha rilanciato la carriera di un fuori classe come M. Night Shyamalan e con i film del ciclo Purge, ha offerto un ritratto urticante degli Stati Uniti trumpiani. Ha lanciato la carriera di Jordan Peele con Get Out e scoperti registi talentuosi come James Wan, Leigh Wannell, Mike Flanagan, Scott Derrickson lavorando anche con autori affermati come Barry Levinson e talenti fuori scala come Rob Zombie.
Blum ha rovesciato sistematicamente gli stereotipi razzisti reinventando per le nuove generazioni classici come Halloween di John Carpenter. La vitalità di quella che fu la Nuova Hollywood degli anni Settanta vive al suo meglio nel cinema prodotto da Jason Blum. Onorare un talento così sfaccettato, complesso e profondamente politico con il Premio Raimondo Rezzonico significa celebrare la vitalità più generosa e appassionante del cinema hollywoodiano.
Giona A. Nazzaro