News  ·  04 | 08 | 2022

Intervista a Patricia Mazuy

Bowling Saturne | Concorso internazionale

© Alexandre Ean

Il film racconta la storia di due fratelli molto diversi.  

Abbiamo pensato a questa storia in due, insieme a Yves Thomas con cui ho scritto il film. L’idea era quella di mettere in scena l’eredità della ferocia e della violenza. Aleggia il fantasma del potere e dei dominanti che nel XX secolo hanno portato il mondo nel caos. Una dinamica astratta al punto da risultare un incubo, tanto che non sappiamo più se quello che vediamo è vero o meno. Volevamo realizzare un noir che si inserisse nella tradizione di questo genere, rivisitandolo in chiave moderna. Abbiamo messo al centro della storia due fratellastri con un rapporto di tensione lungo anni, intriso di una ferocia pronta a esplodere. 

Il bowling di cui sono uno proprietario e l’altro gestore è un luogo oscuro, che trasmette una cupezza dell’anima. 

È un posto rumoroso collocato nel sottosuolo, una costruzione metaforica che rappresenta una sorta di sospensione dal mondo, si scende in un sotterraneo in un sogno dal sapore di incubo. 

Come ha scelto di mostrare la violenza? 

Al cinema viene rappresentata in maniera anche estrema tanto da non farci più effetto. Ci siamo chiesti come immergerci in una violenza che era il soggetto centrale. Come tale non potevamo non metterla in scena. Per questo volevo trattarla in un unico caso, in una specifica scena in cui fosse chiaro come esplodesse per la prima volta in un personaggio in particolare, che fino a quel momento era stato violento solamente contro sé stesso. Ciò che rende quella scena particolarmente tesa, primitiva, è la sua lunghezza. Se fosse stata corta sarebbe stata compiaciuta. Non c’è niente di premeditato, il passaggio all’atto è spiazzante. 

Possiamo leggere la scena della cena di un gruppo di cacciatori come rappresentazione della mascolinità tossica? 

È una scena ancestrale, accompagnata da una canzone di caccia antica riadattata per l’occasione. Un gruppo di cacciatori riuniti che fanno paura, con un lato quasi da boy band, ma allo stesso tempo molto irriverente. È il momento in cui si entra nella dinamica di genere, in una scena folle e un po’ barocca, in cui si ritrovano a vedere insieme un video con scene di caccia. 

Mauro Donzelli