Patricia Mazuy, regista francese notata sin dall’esordio con Peaux de vaches (1988), selezionato a Cannes in Un Certain Regard, ritorna a Locarno dopo essere stata in concorso con Travolta et moi, un episodio della famosa serie di ARTE Tous les garçons et les filles de leur âge, che le valse un Pardo di bronzo nel 1993. Ha anche fatto parte del programma di Piazza Grande nel 2011 con Sport de filles, interpretato da Marina Hands, Bruno Ganz e Josiane Balasko.
Il suo lavoro più recente, Bowling Saturne, è un noir ancorato nel dialogo tra i grandi classici del genere e una violenta realtà contemporanea. Risponde ai codici del genere, con al centro quattro archetipi: due uomini, fratelli (Guillaume poliziotto, Armand assassino), e due donne, Gloria e Xuan, figure essenziali, ciascuna intenta a rivendicare a modo suo i propri desideri, con intensità e destini divergenti.
Non si salva nessuno, non c’è né redenzione né speranza. Il ritratto della nostra società è cupo come l’ambiente in cui si muovono i personaggi, questo bowling di proprietà del padre recentemente deceduto, palcoscenico di ogni violenza personale, famigliare e sociale. Gli uomini errano lì di notte, con il reietto che gradualmente scopre la propria natura e la portata della sua forza, passando da trasparente a visibile; viceversa, il poliziotto perde progressivamente certezze e bussola, e si immobilizza. Come vampiri, avendo abbandonato la luce del giorno e la coscienza, ciascuno di loro è al centro delle proprie crepe subconscie, nella pancia paterna che è il bowling sotterraneo infestato dagli spettri, con i due uomini alle prese con violenze ereditate e di circostanza. Saturne allude al pianeta, lontano dal sole, noto anche con il nome greco di Crono, il Titano che divora i propri figli.
Per il suo primo film urbano, Patricia Mazuy sceglie una messa in scena epurata, stilizzata, e che si concentra sull’intensità tragica di ogni scena. Allo stesso modo, i colori rosso e nero sono scelti per sottolineare il senso di soffocamento e sangue. Il film è segnato da una scena di inaudita violenza e complessità. La violenza è quella delle immagini, ma è anche terrificante per ciò che sottintende, con agghiacciante realismo. Per rappresentare la nascita di un mostro, la regista ha affidato il compito a suo figlio Achille Reggiani, supportato da una partner scenica della compagnia teatrale TNS, Leïla Muse. Completano il cast Arieh Worthalter, già al Festival nel 2019 per accompagnare il film in concorso Douze mille di Nadège Trebal, e l’attrice Y-Lan Lucas. Ciascun interprete è stupefacente per profondità, intensità drammatica e capacità di trasformazione fisica.
Mathilde Henrot