Che cosa significa per lei ricevere il Locarno Kids Award la Mobiliare 2022?
È un grande onore, soprattutto perché è per l’insieme della mia opera, non per i singoli film come accaduto finora. E il fatto che ciò ispiri i giovani mi fa sentire molto bene. È un’esperienza unica, ed è la prima volta per me. Ed è un onore perché siamo a Locarno!
Cosa l’ha spinta a scegliere l’animazione come mezzo espressivo per il suo cinema?
Faccio animazione perché amo la pittura. Sono un’artista, ho studiato arte, e volevo fare cinema. Penso che le due cose si combinino magnificamente scegliendo l’animazione. Io dipingo, e facevo muovere i miei dipinti per raccontare le mie storie, e andando avanti mi sono resa conto che tutto quello che amo del cinema posso esprimerlo tramite l’animazione. Non deve essere un “cartone”, come lo si considera in quanto medium popolare. Può essere qualcosa di molto artistico. Io me ne servo per dire cose che il live-action non può dire, come parlare di sogni, immaginazione, fantasie. Anche i dipinti in movimento, che sanno essere molto espressivi ed emotivamente potenti, ed è una cosa che non puoi veramente fare con il live-action. Continuo a fare animazione perché c’è così tanto da fare, non basterebbe una vita intera.
Tornando al premio, com’è ricevere questo omaggio per la capacità di ispirare gli spettatori più giovani?
È molto diverso in Europa rispetto al mio paese, l’India. Lì i bambini sono abituati a vedere i cartoni animati americani, non succede molto a livello di animazione indiana. In Europa, siccome si inizia a studiare cinema molto prima, come parte del retaggio culturale, i bambini vedono l’animazione come una forma di cinema, non solo intrattenimento. Perciò, quando sono qua, so che i vostri giovani spettatori non ragionano come bambini, ma come adulti maturi. Ho visto il verdetto della giuria di Locarno Kids, è stupendo. Ogni volta che sono a un festival in Europa, noto che i giovani guardano l’animazione con occhi molto maturi. Quindi, è un onore ispirarli, perché voglio che i miei film funzionino dagli otto agli ottant’anni. Tutti hanno qualcosa da estrapolare dal film.
Il pubblico di Piazza Grande vedrà il suo primo cortometraggio, Printed Rainbow, del 2006. Com’è presentarlo su quello schermo gigante?
Sono commossa, e molto emozionata, perché sarà proiettato in 35mm, non in digitale. L’ho girato in quel modo, ma non ricordavo più che aspetto avesse in pellicola; quindi, sarà una vita nuova per la copia e per il film. Inoltre, avevo un film in Piazza l’anno scorso ma non potei presenziare, e quest’anno essendo in giuria non ho ancora visto nulla lì. Me ne hanno parlato così tanto, e il primo film che vedrò in Piazza Grande è il mio!
Il suo lungometraggio, Bombay Rose, è stato acquistato da Netflix. Cosa pensa della coesistenza delle sale cinematografiche e delle piattaforme streaming?
La pandemia ha accelerato il processo di allontanamento del pubblico dalle sale. Non mi riempie di gioia, ma è quella la direzione futura. Ci sono vantaggi e svantaggi. Uno svantaggio è che i film più piccoli, compreso il mio, faticano a trovare una distribuzione in sala in India: costa parecchio, e c’è la concorrenza di Bollywood. Se non ci fosse stata la pandemia, forse sarei triste per le mancate proiezioni in sala, ma dato quello che è successo sono felice che il pubblico abbia avuto modo di vedere il mio film.
Max Borg