News  ·  09 | 08 | 2022

Candy Land

John Swab | Fuori concorso

© MMXXI Thai Villa, LLC

Dopo aver presentato lo scorso anno il notevole Ida Red, John Swab torna Fuori concorso al Locarno Film Festival con Candy Land, cambiando sorprendentemente tono e registro narrativo. Se il precedente lungometraggio con Josh Hartnett e Melissa Leo era infatti un crime-movie strutturato secondo le direttive più forti del genere, questa volta l’autore sceglie di “congelare” la narrazione adoperando un’unica ambientazione come teatro del suo dramma livido. Il fulcro narrativo del film ruota intorno a un gruppo di anime “perse”, la cui ansia di redenzione passa attraverso un vortice di follia, depravazione e sangue. Protagonista di Candy Land è infatti la giovane Remy che, cacciata dalla setta di fondamentalisti religiosi in cui è cresciuta, si rifugia presso un hotel dove un gruppo di sex workers vive alla giornata, seguendo regole che garantiscono loro la maggior libertà e sicurezza possibili. Riuscirà però la fragile psicologia della ragazza a sopportare tutto il carico di “peccato” nel nuovo universo in cui si è immersa? 

John Swab non ha paura di lavorare sugli opposti per trovare l’energia necessaria a Candy Land: da una parte costruisce un universo filmico degradante, rappresentato in tutta la sua crudezza e povertà sociale ed economica. Dall’altra invece inserisce in tale contesto figure che, seppure in chiaroscuro, posseggono una loro statura almeno spirituale. Le tre giovani sex workers protagoniste del film esprimono, ognuna a modo suo, una vitalità esuberante e propositiva che contrasta l’ambiente degradato e degradante in cui si trovano a vivere. Ed è proprio per questo che, quando il cineasta decide di scatenare l’inferno visivo e concettuale in cui Candy Land precipita nella seconda parte, non si può che rimanere colpiti da una messa in scena che “esplode” esplicitando l’inferno umano e psicologico che la prima metà era in qualche modo riuscita a tenere a freno. Si capisce allora quanto il film possieda una sua coerenza interna dolorosa e tutto sommato spietata, anche col pubblico stesso. La progressione drammatica - che in più di un momento riesce a caricarsi anche di una dimensione satirica non indifferente - conduce Candy Land fino a una conclusione inevitabile, che rappresenta metaforicamente gli Stati Uniti oggi più che mai divisi, bigotti e purtroppo violenti. Swab costruisce tassello dopo tassello un mosaico cinematografico di enorme impatto visivo, capace di immergere il pubblico in un tour de force soffocante. Il cosiddetto American Dream è ormai defunto, affogato nel sangue di coloro che sono stati spinti ai margini…

Adriano Ercolani