News  ·  09 | 08 | 2022

Matadero

Santiago Fillol | Concorso Cineasti del presente

Esteban Echeverría ha scritto il primo lavoro di finzione argentino El matadero tra il 1838 e il 1840. Ambientato nel 1830, denunciava la violenza scaturita dal regime totalitario di Juan Manuel de Rosas, paragonandola a ciò che accadeva nei mattatoi. Ambientato in una Buenos Aires sommersa, quasi apocalittica, durante la Quaresima, El matadero è la storia di un gruppo di contadini che finiscono per uccidere e divorare un uomo benestante nel mattatoio locale. Pur essendo un’opera fondamentale della letteratura argentina, nella quale lo stesso Echeverría scriveva che «la scena ambientata nel mattatoio era da vedere, non da scrivere», El matadero non è mai stato portato al cinema prima d’ora. Santiago Fillol, co-regista del documentario Ich bin Enric Marco (presentato a Locarno nel 2009) e collaboratore regolare di Oliver Laxe (con cui ha scritto Mimosas, 2016, e Fire Will Come, 2019), ha deciso di accettare la sfida di questo viaggio bigger than life, come lo descrive lui stesso. Il film inizia con la citazione di Echeverría di qui sopra, chiarendo da subito le sue intenzioni e ambizioni. Ma presto ci rendiamo conto che, con il suo lavoro, Fillol si sta interrogando sulla possibilità di creare proprio quelle immagini. La storia comincia con Jared, un regista americano di serie B, che arriva a La Pampa negli anni Settanta per girare un kolossal basato sul racconto. Le cose cominciano ad andare male molto rapidamente, e le riprese vengono interrotte. Mentre la follia del regista aumenta e lui e ciò che rimane della piccola troupe (composta da giovani militanti di sinistra) non demordono, strani eventi cominciano a verificarsi fuori dallo schermo. La Storia si ripete, e il 1830 fittizio di Echeverría sembra tornare e diventare realtà nel presente. Dopo tutto, siamo in Argentina nel 1974: la fine dell’era Perón si avvicina, e con essa il colpo di stato… Matadero di Fillol è un’opera che si rifà esplicitamente a Fuga da Hollywood (1971) di Dennis Hopper e la megalomania anni Settanta di registi come Coppola e Herzog, ma in fin dei conti è un film sul fallimento: della rappresentazione, del cinema, della rivoluzione – che può essere ancora qualcosa di bello.  

Mauro Herce, direttore della fotografia di Matadero, nel 2015 ha vinto il Premio speciale della giuria del Concorso Cineasti del presente con Dead Slow Ahead.  

Stefan Ivančić