Gigi la legge ha convinto il pubblico e la giuria internazionale.
L’impressione è che in generale più si è sinceri, più si è universali. Penso che un poliziotto locale ci sia ovunque nel mondo e di un po’ di foresta e d’ d’amore ne abbiamo bisogno ovunque. Evidentemente parla a tutti. Forse aiuta la distanza datami dal fatto di vivere all’estero, che mi fa aggiungere qualcosa di accessibile anche da lontano.
Che reazioni le ha regalato la prima proiezione pubblica a Locarno?
È una tappa fondamentale. Un rito di passaggio per pensare al futuro, l’obiettivo di tutti i film è essere mostrati e io ci tengo che avvenga al cinema. Farlo in una sala così grande e piena di gente è stata una bellissima emozione. C’era poi Gigi, mio zio che interpreta il protagonista, che l’ha visto per la prima volta. Abbiamo cercato di fare tutto per bene, come fossimo a una cerimonia, con la nostra piccola famiglia spericolata e dal gran cuore.
E Gigi come ha commentato la prima visione?
Eravamo tutti molto emozionati, lui per primo. Durante la proiezione c’era l’eco fra lui in sala e lui sullo schermo che ridevano all’unisono. Si è emozionato, ha pianto, ma l’abbiamo fatto tutti, è stato liberatorio. Mi ha detto che lo deve rivedere, perché va bene vivere delle emozioni, ma a volte ti distraggono dalla concentrazione che devi avere per guardare un film del genere. Penso sia una bellissima lezione anche per chi fa cinema.
Lei è venuto due volte, entrambe vincendo un premio.
È una grande soddisfazione. Per me in questo momento era fondamentale, per diverse ragioni. Per i film come il mio ricevere premi è vitale. Sembra assurdo, ma a volte se non si vince qualcosa si rischia di non farne più. Sono sicuro che aiuterà a fare il prossimo film, ogni volta si ricomincia come fosse la prima. Un po’ di esperienza l’ho accumulata, ma i dubbi e le incertezze rimangono sempre e credo sia necessario per fare dei buoni film.
Mauro Donzelli