Cosa vi attratto nella storia di Tengo sueños eléctricos, in cui i vostri due personaggi hanno una relazione molto intensa?
Daniela Marín Navarro - Sono rimasta scioccata quando ho letto la prima volta la sceneggiatura. Mi è piaciuto molto il mio personaggio, è facile identificarsi, credo non solo per me ma anche, sono sicura, per molte ragazze. È autentico così com’è, senza finzioni. Eva è potente, con la sua vita fatta di alti e bassi, in cui cerca di vivere con il padre. Non è un’adolescente di quelle a cui non interessa niente. Sta affrontando una fase molto importante della sua crescita, il rapporto con il padre mi piaceva molto. Si vogliono bene davvero, in maniera non superficiale.
Reinaldo Amien Gutiérrez - La sceneggiatura l’abbiamo letta due settimane prima di cominciare le riprese. La conoscenza del personaggio è stata lenta e minuziosa. Quello che mi ha attratto di più è che Martín non è bianco o nero. Non è solo violento né solo affettuoso. Tende tra questi due poli opposti e come attore è stato stimolante. È una sfida molto grande, non puoi esagerare né minimizzare. Avevo già lavorato con Valentina, la conosco, e sapevo che già solo il fatto di lavorare con lei è una bella sfida.
Per voi immagino sia un’emozione particolare vincere tutti e due il premio per l’interpretazione, con Valentina Maurel miglior regista.
RAG - È stato un lavoro di gruppo, siamo stati una squadra fin dall’inizio. Nel processo di investigazione dei personaggi abbiamo sempre lavorato insieme. Durante le riprese, Daniela ed io abbiamo sempre avuto una connessione speciale. È stato quindi davvero significativo per noi che il premio non venga dato solamente ad una persona ma a tutti e tre.
DMN - È stato davvero speciale vincere tutti e tre. Valentina durante le riprese non ci ha mai lasciato soli, ci aiutava sempre. Eravamo una squadra, composta da tutti quelli che hanno lavorato. Quando una scena funzionava lo sapevamo, tanto eravamo vicini. Quando abbiamo saputo del premio ci siamo abbracciati. È stato fantastico.
Cosa ricordate della presentazione del film qui a Locarno, della reazione del pubblico?
RAG - La prima volta che abbiamo visto il film è stato qui a Locarno, quindi l’impressione è stata molto emotiva, anche per i ricordi che ci legavano alle riprese. Abbiamo dovuto vederlo una seconda volta, senza tutte le emozioni. La maggior parte delle persone l’hanno amato, quindi abbiamo capito che era un film potente, che si relazionava con le persone. L’abbiamo percepito per la strada, quando la gente si avvicinava a salutarci.
DMN - Mi sentivo molto vulnerabile durante la proiezione, essendo il film davvero personale. Nel mio caso era poi la prima volta che recitavo per cui ero molto agitata. Mi ricordo una cosa buffa, il fatto che nessuno mi riconosceva perché ho i capelli molto corti, diversi rispetto al film. Alla fine della proiezione un signore è venuto verso di noi, ha riconosciuto Reinaldo e gli ha detto che il film era davvero bello e l’aveva commosso. Gli ha chiesto se la ragazza fosse presente, mentre io ero seduta accanto a lui. Quando gli ho detto che ero io mi ha abbracciata. È stato un momento davvero speciale.
Ora siete uniti oltre che dall’esperienza totalizzante del film anche dalla vittoria di un premio a Locarno. Dite una qualità l’uno dell’altra.
DMN - Reinaldo è molto paziente, per me è stato come un padre, mi ha supportato sempre. È un attore professionista, è molto bravo, ma non si dà delle arie. Ama fare quello che fa, mi ha insegnato molto ed era sempre di buon umore. Anche quando rifacevamo una scena tante volte lui mi incoraggiava dicendo che la successiva sarebbe stata quella buona.
RAG - Daniela ora è una persona completamente diversa. È come un piccolo vulcano addormentato con dentro molta forza, che ora è esploso. Ha affrontato tutto con molto coraggio ed energia. Questo è quello che mi ha sorpreso di più. Sento che questa forza interna che adesso ha, che ha mostrato nel film, è la ragione per cui le persone si commuovono con lei.
Intervista di Mauro Donzelli