Coltivare cinema. Ovvero seminare, curare e poi raccogliere. Il Locarno Film Festival è alla ricerca dei dieci nuovi talenti che saranno protagoniste e protagonisti della Spring Academy 2023, il progetto realizzato in collaborazione con il CISA (Conservatorio Internazionale Scienze Audiovisive) che accompagna giovani talenti nella realizzazione del loro primo lungometraggio. Con la call aperta a metà novembre si cercano ragazze e ragazzi che possano costruire cinema in pochi giorni, insieme a una guida d’eccezione: l’Orso d’oro 2021 Radu Jude. Un’Academy primaverile per far germogliare dal passato un cinema nuovo. «Dopo due edizioni vissute con i set in loco, le riprese sul territorio, abbiamo deciso di lavorare sull’esistente, sugli archivi, – racconta Daniela Persico, project manager della Spring Academy e membro del comitato di selezione del Festival – potendo contare su un partner come RSI l’occasione di poter lavorare sui loro archivi era imperdibile. Se nelle prime edizioni registe e registi hanno potuto girare insieme e poi vivere da soli la fase del montaggio, quest’anno abbiamo voluto invertire i pesi, fornendo loro un enorme bacino di immagini già esistenti, da declinare secondo la loro sensibilità nel corso della Spring Academy, che sarà dunque incentrata sul montaggio».
Dieci talenti più uno, Radu Jude.
«Di Jude conosciamo, oltre alla bravura, la generosità; dopo aver vinto il Premio speciale della giuria nel 2016 è tornato a Locarno con un corto d’autore nel 2021, anno in cui ha vinto l’Orso d’oro a Berlino, incontrando la Filmmakers Academy. Ora, per un progetto come questo, era davvero la guida ideale. Da sempre nel suo cinema riflette sulla distanza tra racconto della storia e Storia, tra la rappresentazione della storia rumena e quanto è accaduto davvero; sarà un compagno e uno sguardo preziosissimo per questi dieci viaggi negli archivi RSI».
Intanto i cortometraggi realizzati nel 2020 e 2021 continuano a viaggiare.
«Sì, e per noi è una bellissima conferma, significa che il progetto produce esattamente quel che speriamo, ovvero opere strutturate, che una volta uscite sappiano vivere di vita propria. Zhannat Alshanova con il suo Paola Makes A Wish è arrivata fino al Sundance, altri sono stati programmati in Europa e quelli dell’anno scorso di Davide Palella e Daniel Soares saranno protagonisti della prossima Notte del cortometraggio sulla RSI, partner del progetto. Realizzare dei corti nel corso di un laboratorio, ma all’interno dell’universo Locarno e con mentori come Béla Tarr, Michelangelo Frammartino o Radu Jude, offre l’occasione di trovarsi poi tra le mani film capaci di viaggiare. Ed è esattamente ciò a cui puntiamo: sconfinare».
Nei prossimi giorni un altro nuovo progetto, la Residency, sconfinerà a Venezia.
«Sì, dal 5 al 18 dicembre i tre vincitori della prima edizione saranno ospiti di Palazzo Trevisan, sede del Consolato svizzero, e in dieci giorni grazie a un fitto programma di incontri affronteranno i più disparati aspetti della creazione di un lungometraggio, dalla scrittura, alla produzione, all’intento registico. Una dei loro mentori sarà Tatiana Leite, produttrice del Pardo d’oro 2022 Regra 34. Poi, a marzo, i tre staranno per un mese intero a Locarno a scrivere la vera e propria sceneggiatura del film».
Un viaggio dal corto al lungo.
«Abbiamo progetti come il BaseCamp che accompagnano i giovani talenti negli anni dell’ispirazione, della scuola; progetti con cui poi li sproniamo a mettersi all’opera, come proprio Spring Academy o la Filmmakers Academy, e progetti che li affiancano nel complesso tragitto che va dal cortometraggio all’opera prima. La Residency, resa possibile grazie al sostegno di Swiss Life, è uno di questi; è un progettoe una visione che nutrono Locarno. La scoperta, i nuovi linguaggi, le nuove cinematografie sono la linfa di Locarno, del suo programma, del suo cinema. Abbiamo bisogno di loro, dei loro sguardi e di ciò che magari, un giorno, potranno raccontarci proprio con i loro film, a Locarno».