News  ·  03 | 04 | 2023

Ryuichi Sakamoto: di suoni e silenzi e altre meraviglie

©Photo by Zakkubalan 2017

Quando un artista della portata di Ryuichi Sakamoto abbandona questa dimensione dello spazio e del tempo, ci si ritrova inevitabilmente a fare i conti con la limitatezza delle nostre parole per rendere conto di un’opera che ha attraversato la storia della musica contemporanea a partire dalla metà degli anni Settanta da assoluto protagonista. Il cordoglio universale provocato dalla notizia del maestro nipponico è il segno di come la sua opera avesse toccato milioni di persone, un’opera colta e raffinatissima che ha sempre saputo essere anche popolare, anzi mettendo a disposizione di un pubblico non specializzato le intuizioni della musica contemporanea, concreta, colta e sperimentale. Raccontare la parabola musicale di Sakamoto, dalle origini cosiddette electropop con la seminale Yellow Magic Orchestra per giungere alle celebrate musiche da film per Nagisa Oshima e Bernardo Bertolucci, passando per la sua passione per la canzone brasiliana e le collaborazioni con Jacques e Paula Morelenbaum, Arto Lindsay sarebbe ridurre una prolificità curiosa e appassionata, inquieta alle sue punte più visibili. Con Yukihiro Takahashi e Haruomi Hosono, rivoluziona – al pari dei Kraftwerk – le possibilità di far giocare l’elettronica e le sue derive con la musica pop mentre da compositore – attratto sempre dalle collaborazioni – ha oscillato fra la sua ricerca pianistica, le seduzioni dei rumorismi e il piacere della melodia minimale. L’umiltà con la quale si raccontava in Ryuichi Sakamoto: CODA, film di Stephen Nomura Schible, evidenziava una consapevolezza della fine ironica e giocosa. D’altronde uno dei brani più toccanti della sua produzione recente, fullmoon, contenuto in async del 2017, inizia con Paul Bowles che legge un suo passaggio tratto da Il tè nel deserto e poi prosegue in un crescendo commovente di voci in una moltitudine di lingue che riprendono il testo dello scrittore:

 

“Because we don't know when we will die
We get to think of life as an inexhaustible well
Yet everything happens only a certain number of times
And a very small number, really
How many more times will you remember a certain afternoon of your childhood
Some afternoon that is so deeply a part of your being that you can't even conceive your life without it?
Perhaps four or five times more
Perhaps not even that
How many more times will you watch the full moon rise?
Perhaps twenty, and yet it all seems limitless”

 

E quando verso la fine del brano emerge la voce di Bernardo Bertolucci che si alza discreta sul tappetto sonoro chiedendoci: “Quante altre volte ricorderai un certo pomeriggio della tua infanzia (…) quante altre volte guarderai il sorgere della luna piena? Forse venti, e tuttavia tutto sembra senza limite” la commozione è irresistibile.

L’arte di Sakamoto è costellata di momenti simili. Vortici e vertici di assoluto. E inevitabilmente, torna alla memoria anche quella sera, di tantissimi anni fa, quando un suo concerto romano a Villa Celimontana registra il tutto esaurito e molte persone restano fuori. Quando iniziano a risuonare le prime note di piano nella notte romana, coloro che non sono riusciti a entrare si sistemano come meglio possono e si perdono nella musica, come evocando le figure di un paesaggio di Tarkovsky.

Dobbiamo moltissimo all’arte di Ryiuchi Sakamoto. E possiamo dirci privilegiati di avere potuto condividere con la sua musica e le sue creazioni questo momento specifico del nostro passaggio in questo spazio – tempo.

Giona A. Nazzaro
Artistic Director