News  ·  03 | 08 | 2023

What Remains

Un film che mostra la temibile ingiustizia umana nei confronti di una persona che cerca aiuto, diventando invisibile per gli insensibili.

Freddo, cupo, ingiusto, ferocemente umano. Con il suo primo lungometraggio Ran Huang ci porta nella desolante Scandinavia degli anni Novanta riproponendo la vera vicenda di Mads Lake, un uomo inquieto alle prese con un passato tormentato che lo porta a confessare dei crimini che non ricorda di aver commesso. La psicoterapeuta Anna Rudebeck e il polizotto Soren Rank si interessano al caso senza però rendersi conto del tortuoso vortice in cui Mads involontariamente li trascina.

Ran Huang è riuscito a mettere insieme un cast di tutto rispetto, capitanato dalla coppia padre-figlio Skarsgård e da una spietata e magnetica Andrea Riseborough. Il trio è in grado di sostenere una prova attoriale impeccabile, interpretando personaggi stratificati e complessi che si sviluppano in maniera lenta e pungente, al punto da trascinare lo spettatore in un turbine psicologico doloroso dal quale difficilmente riuscirà a liberarsi. La messa in scena di Huang è quanto di più immersivo e calzante si possa immaginare per raccontare questo misterioso thriller dai tratti altamente psicologici. Movimenti di camera lenti ed eleganti favoriscono il mistero e la desolazione dei personaggi, l’utilizzo insistito di focali lunghe permette un’immersione immediata nei pensieri del protagonista, anche se l’immagine viene sempre “sporcata” evidenziando così la poca chiarezza nei confronti del suo passato.

Un film che brucia lentamente, e che nella sua lentezza mantiene il mistero che trascina lo spettatore fino ai titoli di coda. Ad alimentare la solidità che si crea fra il comparto tecnico e l’intenzione dell’autore è l’avvolgente impianto sonoro che grazie all’underscoring dissonante e i bassi atmosferici enfatizza la tensione fra i personaggi e il pericolo che stanno correndo. Una tensione che si fa sempre più precaria, ma che svela anche il volto dietro la maschera della psichiatra e del poliziotto. Tre personaggi che rappresentano una condizione umana imperfetta, naturalmente distruttiva per la psiche.

Mads sostiene di essere un serial killer, le sue vittime sono giovani ragazzini e i loro corpi sono stati ridotti in condizioni impensabili. Eppure, viene difficile attribuirgli delle colpe schiaccianti, e fa male pensarlo in prigione, privato della propria libertà perché lui stesso, prima di tutti, ha subito delle violenze. Ran Huang è stato meticoloso nel ritrarre un personaggio afflitto da questa delicata patologia mentale e riesce, malgrado tutto e senza pietismi, a farci empatizzare con lui.  Nel frattempo, si assiste alla decadenza degli altri due personaggi che rende l’intrigo ancora più crudele e, in quanto tale, umano.

What Remains è una visione pesante, nel senso più gratificante del termine. È un film che mostra la temibile ingiustizia umana nei confronti di una persona che è in cerca di aiuto, un aiuto silenzioso, invisibile agli insensibili. Invece di cercare di aiutare una persona seriamente in difficoltà a causa di una violenza subita, What Remains dipinge una realtà che affoga ancor di più il protagonista nel suo dubbio, nella sua crisi. Una realtà che condanna situazioni mentali di cui la realtà stessa è vittima. Una realtà fredda e spietata, come il paesaggio che le dà forma. Un film che mostra la crudeltà di un passato prossimo senza esprimere un giudizio netto, con la nobiltà di rimanere silente per dare allo spettatore la possibilità di giungere alla propria conclusione.

 

Alessandro Panelli