News  ·  06 | 08 | 2023

La Morsure

Più che un film di genere, La Morsure è un approccio delicato a un'età al limite della maturità.

©Easy Tiger

1967, durante il Martedì Grasso: in origine festa pagana che segnava la fine dell’inverno, è anche la festa cattolica alla vigilia dell’inizio della Quaresima con il Mercoledì delle Ceneri. Françoise (l'affascinante Léonie Dahan-Lamort, scoperta a Locarno in Stella est amoureuse, presentato in Concorso al Festival nel 2022) ha 17 anni, ed è residente in un severissimo liceo cattolico. La rivoluzione del 1968 non è ancora arrivata. Convinta di avere solo una notte rimasta prima della sua morte, fugge di soppiatto con la sua amica Delphine (Lilith Grasmug) per andare a una festa in maschera e vivere questa notte come fosse l’ultima.

 

Per il suo primo lungometraggio, che flirta con il fantastico, il francese Romain de Saint-Blanquat ha scelto un’ambientazione romantica e gotica in cui i luoghi – una scuola monastica, una villa abbandonata e una foresta notturna in pieno inverno – hanno la massima importanza. Manipolando con eleganza gli elementi classici del genere (cappella, pizzo, crocifisso, fuoco, ragnatele, colori nero e rosso) ne dirotta i codici e il risultato.

 

Questi giovani, ognuno dei quali vuole sottolineare la propria differenza e affermare la propria identità, vagano in una notte bluastra alla ricerca del proprio desiderio credendo nella loro inevitabile morte. “Si tu savais que demain tu vas mourir” (se sapessi che domani morirai), il brano di Manou, affascina Françoise per la somiglianza con la sua stessa ossessione. Una ricercatissima colonna sonora accompagna il film e la voglia di vivere intensamente di questi giovani.

 

Più che un film di genere, La Morsure, premio alla sceneggiatura per il Prix à la Création de la Fondation Gan, è un approccio delicato a un’età al confine con quella adulta. Per fare ciò, il montaggio alterna visioni irreali e situazioni reali, mostrando la confusione di Françoise, perseguitata dal pensiero magico.

 

Ci si diverte a creare corrispondenze pittoriche e letterarie con il film, in particolare pensando alla festa nel libro di Alain-Fournier, Il grande Meaulnes, tanto per la cornice della festa quanto per la sensazione di una certa irrealtà e per il fascino che questi due liceali provano per un mondo straniero che li affascina e li spaventa.

 

Mathilde Henrot