News  ·  06 | 08 | 2023

Rivière

È quasi impossibile non fare il tifo per la giovane protagonista, tormentata ma inarrestabile, di questo coming-of-age svizzero.

© Beauvoir Films

A volte bisogna correre per trovare la strada giusta. Succede a Manon, una ragazza di diciassette anni che decide di lasciare la sua casa nelle Alpi svizzere per cercare di ritrovare il padre che non vede da tempo. Una volta ambientatasi nel suo nuovo ambiente, la passione per l'hockey e la determinazione a diventare una giocatrice professionista sono il suo prossimo obiettivo. Ma non è facile superare la paura, la frustrazione, la rabbia e un lato autodistruttivo, probabilmente legato alla sua sessualità repressa.

Rivière è una coproduzione franco-svizzera che cerca di raccontare la lotta dei giovani in un mondo che sembra non ascoltarli, capire le loro paure o i loro desideri. Dopo una serie di racconti di successo, il regista esordiente Hugues Hariche ritrae un personaggio femminile delicato ma forte in un dramma che guarda specificamente al realismo senza tralasciare di cercare la profondità dei personaggi e delle situazioni. Mai invadente con la sua macchina da presa, ma allo stesso tempo sempre pronto a cogliere l'intimità delle atmosfere, il regista raggiunge l'anima del suo film. Iniziando come un avvincente ritratto di personaggio e dramma umano, Rivière si sviluppa con coerenza in un film sportivo, senza dimenticare l'importanza della vita personale di Manon. Il risultato è un lungometraggio che non scivola mai nel melodramma superficiale, anzi raggiunge picchi di tenerezza e intimità, soprattutto quando la protagonista comprende i suoi sentimenti nei confronti dell'altrettanto turbata Karine. La sceneggiatura scritta da Hariche in collaborazione con Joanne Giger non impone una struttura fittizia agli eventi, ma sembra semplicemente lasciare che le cose accadano, seguendo con precisione l'evoluzione di Manon e delle persone a lei vicine. Se il film funziona così bene, il merito va anche alla performance delicata ma avvincente di Flavie Delangle, che interpreta Manon senza esagerare in nessuna scena. Accanto a lei, altrettanto convincente e delicata, anche con un personaggio più a rischio di diventare uno stereotipo come Karine, c'è una tagliente Sarah Bramms. L'alchimia tra le due attrici è il cuore e l'anima del film, sviluppando un rapporto che non è retorico ma trova la verità del non detto, delle luci soffuse e della musica sussurrata. C'è molta gentilezza, molta tenerezza dietro le ferite e le cicatrici di Manon e Karine, e Hariche vuole mostrare questo molto più degli altri elementi di personalità che avrebbero potuto portare a un melodramma logoro. Questo non accade con Rivière, che invece tratteggia un'ambientazione desolata e personaggi dolorosi senza renderli inutilmente drammatici. Il risultato è qualcosa di vero, apparentemente delicato, quasi fragile ma prezioso. E quando Manon entra in gioco e affronta i propri demoni interiori, è quasi impossibile non tifare per questa giovane donna tormentata ma implacabile.

Adriano Ercolani