News  ·  09 | 08 | 2023

El auge del humano 3

Questo film è cinema visionario, senza compromessi, giovane. Un cinema che viene dal futuro.

Nonostante sia originario dell'Argentina, Eduardo 'Teddy' Williams è probabilmente il più internazionale dei cineasti che lavorano al giorno d'oggi. La sua filmografia comprende film girati in tutto il mondo: ha esplorato il paesaggio apocalittico e soprannaturale dell'ex villaggio turistico di Epecuén in Could See a Puma (2011), misteriosi passaggi sotterranei nel nord della Francia che conducono alla giungla della Sierra Leone in That I’m Falling? (2013), le strade e i cantieri di Hanoi occupati da giovani praticanti di parkour in I Forgot! (2014), i collegamenti virtuali tra i giovani millennial di Argentina, Mozambico e Filippine in The Human Surge (2016)… I film di Williams non conoscono confini territoriali, narrazioni dirette, dispositivi formali cinematografici classici. Guardare una sua opera – soprattutto quella che viene presentata qui e ora – è come scoprire e ripercorrere il cinema, tornare alle origini e provare le stesse sensazioni che provava il pubblico quando nasceva il cinema e quando, quasi per caso, la macchina da presa si muoveva su una gondola veneziana in Panorama du Grand Canal pris d'un bateau (1896) di Lumière, o quando, dopo alcune scene mostrate in montaggio parallelo, un bandito sparava allo spettatore puntando la pistola contro la macchina da presa nell'ultima immagine de La grande rapina al treno (1903) di Edwin S. Porter. Dopo aver vinto il Pardo d'oro nella sezione Cineasti del presente 2016 con il suo primo lungometraggio El auge del humano (The Human Surge), Williams torna a Locarno, questa volta per presentare il criptico El auge del humano 3 (la parte 2 non esiste proprio) in Concorso internazionale. Questa volta la novità è l'utilizzo di una telecamera a 360 gradi, un dispositivo tecnico solitamente associato alle esperienze immersive del cinema VR. Fisicamente, una macchina del genere sembra una palla e le associazioni e gli usi di Williams possono essere diversi: è un pallone da calcio? È un pianeta a sé stante? Come interagisce questa sfera con le forme simili che il film stesso continua ad esplorare, saltando nello spazio e nel tempo? Qualunque cosa possiamo credere che sia, sembra un mezzo di espressione completamente nuovo, un dispositivo che consente al regista di (ri)creare un intero nuovo mondo di immagini dopo che sono state girate, inquadrando e ri-inquadrando un materiale registrato che è sconfinato nello stesso modo in cui il nostro spazio fisico reale è in un'immagine di ambito bidimensionale confinata ma sempre libera. Descrivere El auge del humano 3 semplicemente come cinema sperimentale sarebbe di per sé vincolante: questo film è cinema visionario, cinema intransigente, cinema giovane. Il cinema che viene dal futuro. Un cinema che, come i personaggi che ritrae, è in continuo movimento, si sposta dal Taiwan allo Sri Lanka, al Perù e fugge da ogni convenzione prestabilita.

 

Stefan Ivančić

 

Curiosità

Eduardo Williams ha vinto il Pardo d'oro nella sezione Cineasti del presente 2016 con il suo lungometraggio d'esordio El auge del humano (The Human Surge). Non esiste alcun film intitolato El auge del humano 2.