News  ·  10 | 08 | 2023

Gummo

Un film che consacra immediatamente Harmony Korine come uno degli autori più controversi e coraggiosi della scena indipendente americana.

© 1997 WBEI

Dopo aver scritto Kids (Larry Clark, 1995) Harmony Korine scommette tutto vestendo per la prima volta i panni da regista per realizzare Gummo, un’opera che lo consacra immediatamente a uno degli autori più controversi e coraggiosi del panorama indipendente statunitense. Quando si guarda Gummo per la prima volta ci si chiede effettivamente chi ha avuto il coraggio di produrlo, come hanno potuto accettare un film che esaltasse senza alcun ritegno l’estetica dello schifo. Eppure c’è qualcosa di magico e giusto in Gummo, di estremamente sovversivo che stupisce e piace perché, ancora una volta, viene scoperto un nuovo approccio nel fare cinema che contribuisce a renderlo un’arte che non si pone alcun limite.

 

Un tornado devasta la piccola cittadina di Xenia, in Ohio. Tra le rovine di questo disastro si intrecciano le quotidiane e assurde vicende di personaggi strambi, grotteschi e improbabili. Harmony Korine immerge lo spettatore in questo scenario tossico e degenerato con un’altrettanta sporca e fastidiosa messa in scena, che privilegia un approccio documentaristico così verosimile da risultare vomitevole agli occhi di chi guarda. In Gummo c’è poco artificio e si flirta con la fiction e questo è l’approccio vincente per turbare lo spettatore anche nei giorni e mesi a seguire la proiezione. L’anonima cittadina si anima di una coppia di ragazzini che uccidono gatti per comprarsi un frullato, vengono raccontati atti di violenza sessuale esercitati dal padre sulla propria figlia, due ragazze si fanno la ceretta ai capezzoli davanti a una bambina. Insomma, il nonsense regna sovrano, il razzismo dilaga e le deplorevoli condizioni dei personaggi diventa la normalità. Harmony Korine non conosce limite al peggio, ed è questo che lo rende così unico, chiacchierato e – lasciatemelo dire – indispensabile. Gummo è un pilastro del cinema underground perché ha contribuito a espanderlo mostrandosi a un pubblico più generico, per turbarlo e fargli male.

 

In Gummo non esiste un arco narrativo, ma piuttosto un intreccio di attività fra vari personaggi che risulta imprevedibile e surreale. Alcuni vengono presentati in forma di ritratto-intervista, altri mentre sono nel mezzo delle loro discutibili attività. Eppure per loro tutto é normale. Niente ha senso se non per i protagonisti. Xenia rappresenta un mondo acido, sbagliato, anarchico, violento, marcio, ma è spassoso nel suo essere degenerato e deplorevole, poiché difficilmente si sperimenta una condizione umana così agli estremi, quindi è esilarante. Oltre a divertire il film trasmette imbarazzo che tuttavia è ciò che provoca ilarità. Condito da una colonna sonora basata principalmente su tracce thrash e death metal e una fotografia graffiante e disturbante, l’estetica rispecchia perfettamente l’intento di provocare il vomito nello spettatore.

 

Gummo segna la nascita di un nuovo autore e commercializza un approccio estremo alla settima arte che, piaccia o meno, è stato in grado di ampliare le possibilità del cinema distruggendo i codici dominanti - e anche etici – proponendosi come opera controversa che definisce una nuova idea di rischio nel panorama cinematografico. Dopo Gummo sarà difficile rabbrividire, schifarsi, indignarsi al cinema; un nuovo livello della libertà artistica è stato sbloccato. Harmony Korine continuerà a esplorare personalità reiette e disgustose mettendo in luce i lati più deplorevoli e rivoltanti della natura umana dimostrando sempre di più che l’arte non ha vincoli e che la nostra mente può arrivare a creare affascinanti e allo stesso imbarazzanti realtà tutte da godere.

 

Alessandro Panelli