Una carriera illuminata. Nel caso di Dante Spinotti è proprio il caso di dirlo. Direttore della fotografia italiano, classe 1943, Spinotti ha saputo illuminare il cinema da una parte all’altra dell’Atlantico, da Salvatores a Raimi, da Olmi a Mann. Ed è a lui, e ai suoi quarant’anni precisi di cinema che il Locarno Film Festival consegnerà il Pardo alla carriera 2021 il prossimo 12 agosto.
Protagonista di una carriera e di una luce camaleontiche, capaci di appoggiarsi sui generi più disparati e gli autori più lontani, Dante Spinotti è un grande artigiano del cinema italiano che ha saputo conquistare l’America. E che ha saputo conquistare, soprattutto, Michael Mann, il cineasta di Chicago per cui ha acceso la luce in ben cinque occasioni, da Manhunter (1986) a Public Enemies (2009), passando per The Last of the Mohicans (1992), Heat (1995) e The Insider (1999). Film quest’ultimo per cui Spinotti fu nominato all’Oscar, due anni dopo esserlo stato per L.A. Confidential di Curtis Hanson (1997).
Così come a Hollywood, Spinotti ha saputo lasciare una traccia luminosa anche nel cinema italiano. Nato con Il minestrone di Sergio Citti (1981), il direttore della fotografia friulano ha poi illuminato - tra i tanti - i sogni di Gabriele Salvatores (Sogno di una notte d’estate, 1983) e di Giuseppe Tornatore (L’uomo delle stelle, 1995), le leggende di Ermanno Olmi (La leggenda del santo bevitore, 1988 e Il segreto del bosco vecchio, 1993) e le favole di Roberto Benigni (Pinocchio, 2002). Nel corso di quarant’anni di racconti transoceanici Spinotti ha saputo caricare le ombre del thriller (Red Dragon, di Brett Ratner, 2000) e incendiare gli scenari del western (The Quick and the Dead, di Sam Raimi, 1995); ammorbidire i tratti del romantico (Frankie and Johnny, Garry Marshall, 1991) e sottolineare quelli del fantasy (The Chronicles of Narnia: The Voyage of the Dawn Treader di Michael Apted, 2010). Sapendo, negli anni ’80 così come negli anni 2010, accogliere le esigenze del mainstream e confortare le esigenze del cinema d’autore.
Giona A. Nazzaro, direttore artistico del Locarno Film Festival: “Dante Spinotti è un maestro della luce e un’eccellenza italiana. Un vero e proprio autore della fotografia cinematografica. Da Sergio Citti ad Aldo Lado, passando per Salvatore Samperi e Liliana Cavani, Spinotti è approdato a Hollywood dove lavorando con Michael Mann ha ridefinito l’estetica del noir contemporaneo e non solo, realizzando alcuni dei film statunitensi più ammirati degli ultimi decenni. Artigiano e artista, non ha mai smesso di sperimentare lavorando a cavallo fra gli Stati Uniti e l’Italia con registe e registi diversissimi come Sam Raimi ed Ermanno Olmi, Giuseppe Tornatore e Barbra Streisand. A suo agio con l’intimismo psicologico così come con il fantasy, ha impresso il suo segno inconfondibile anche ai film di supereroi. Celebrare Dante Spinotti significa rendere omaggio a un talento immenso della fotografia cinematografica, a un artista che ha cambiato il modo di percepire le immagini sul grande schermo. Senza l’immenso contributo di Dante Spinotti il cinema sarebbe più povero, meno bello. Celebrare Dante Spinotti è una gioia e un privilegio.”
In onore di Dante Spinotti, verranno proiettate due opere della sua straordinaria filmografia:
Dante Spinotti riceverà il Pardo alla carriera il 12 agosto in Piazza Grande, mentre il 13 agosto sarà protagonista di una conversazione con il pubblico presso il Forum @Rotonda by la Mobiliare.