Questo programma sorprenderà per la varietà tematica e visiva, ma anche per la ricchezza sonora di questi sei cortometraggi. Voci narranti, musiche e suoni accompagneranno, guideranno e commuoveranno gli spettatori in una maniera particolare durante ciascuno di questi film.
Ibrahim Handal, direttore della fotografia del cortometraggio palestinese Ambiance, premiato alla Cinéfondation di Cannes lo scorso anno, questa volta è regista con Bethlehem 2001. Filmando il proprio paese, la Palestina, e più precisamente la città di Betlemme, Handal ci invita ad accompagnare i ricordi del suo personaggio (oppure quelli del cineasta) durante il blocco totale di Betlemme che fu imposto nel 2001 dall’esercito israeliano. Se sullo schermo appare un bambino, la voce narrante è invece quella di un giovane che da allora è cresciuto ed evoca, tra le altre cose, il rapporto con i genitori in quel contesto molto particolare. Oltre alla scrittura delicata della narrazione, gli spettatori avranno anche il piace di sentire la voce del noto cantante libanese Ahmad Kaabour.
Trou Noir di Tristan Aymon, che si è diplomato all’ECAL in Svizzera, sorprende con la sua ode alla giovinezza, l’amicizia e la difficoltà di lasciare il posto dove siamo cresciuti per studiare o lavorare altrove. I giovani attori sono energici e toccanti, mentre la musica trasmette ripetutamente la malinconia dei personaggi. Quando il protagonista esplora uno spazio oscuro, il famoso “buco nero” del titolo, il rumore dei suoi passi e i fiammiferi che usa sembrano riempire lo spazio e condurlo verso la luce.
Il documentario Burnt. Land of Fire, del regista svizzero Ben Donateo, svela i magnifici paesaggi dell’Italia meridionale e un paesino abbandonato dalle giovani generazioni. Gli abitanti anziani sono ancora lì, e una voce narrante ce li fa conoscere. Il film indugia sui volti ma lascia anche lo spettatore libero di ascoltare i suoni della natura che accompagnano la vita quotidiana di questo paesino e lo fanno vivere ogni giorno. La natura e gli abitanti sembrano partecipare insieme nel creare un retaggio da ricordare.
I ran from it and was still in it, dell’artista e cineasta americano Darol Olu Kae (noto anche per la sua attività di scrittura e ricerca con Kalil Joseph), colpisce per il suo montaggio originale e delicato, e per la bellezza degli archivi mobili. Le scelte musicali del regista, in particolare quella di J. Cole, appaiono come elemento essenziale del film che ingrandisce le emozioni provate durante la visione. Questo particolare potere artistico, politico ed estetico che emerge dal corto ci fa desiderare una cosa sola: scoprire i prossimi film di questo regista e artista.
Dopo il suo film Lunar Dial, selezionato a Rotterdam nel 2017, la regista cinese Gao Yuan ci sorprende con il suo nuovo, meraviglioso cortometraggio Ta Cong An Chu Lai. La cineasta sviluppa una tecnica estremamente originale, un misto di animazione e acrilici su tela. In mezzo alle ambientazioni surreali e fantasmagoriche, la musica e i suoni amplificano il fascino onirico di questo film unico, che non può che stupire gli spettatori.
I film precedenti della regista greca Jacqueline Lentzou sono stati accolti con successo in vari festival, tra cui la Semaine de la Critique a Cannes, la Berlinale, Toronto e anche Locarno. Nel suo nuovo corto, The End of Suffering (A Proposal), lei ci offre una forma sperimentale e un viaggio estetico e sonoro verso un altro pianeta. Qui un suono digitale si trasforma nella voce di un personaggio invisibile che guida gli spettatori e li invita a guardare oltre il loro universo.
Indubbiamente l’audacia delle scelte visive, estetiche, musicali e sonore dei film in questo programma lasceranno un ricordo dolce e delicato nella mente dello spettatore.
Charlotte Corchète
Selection Commitee
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