News  ·  09 | 08 | 2024

Il ritorno di Alberto Cavalcanti in Brasile e il restauro di ‘Mulher de Verdade’

Quando il grande regista Alberto Cavalcanti (1897 – 1982) tornò in Brasile nel 1950 – dopo aver vissuto e lavorato a lungo in Europa – doveva essere un ritorno da eroe. Alla fine, purtroppo, fu un fallimento personale per il filmmaker brasiliano. In quegli anni, però, Cavalcanti riuscì a realizzare tre lungometraggi significativi, tra cui Mulher de verdade (1954). 70 anni dopo, il film è stato restaurato in 4K grazie al nostro progetto Heritage Online.

Di Filipe Furtado

©Justine Knuchel

Nel 1950, il cinematografo Brasiliano Alberto Cavalcanti tornò nel suo paese natale dopo un lungo periodo in Europa aspettandosi di essere accolto come un eroe. Negli anni '20 e '40, Cavalcanti prese parte ad importanti progetti cinematografici, prima in Francia nell’avanguardia del cinema muto – con film come Rien que les heures (1926) e En Rade (1927) – e poi in Inghilterra, dove collaborò con la GPO Film Unit di John Grierson per dirigere cortometraggi documentari come Coal Face (1935). Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Cavalcanti rimase in Inghilterra presso gli Ealing Studios, dove diventò uno dei registi dell’antologia horror Dead of Night (1945), ormai un classico. Cavalcanti fu poi riportato in Brasile dall’industriale Francisco Matarazzo, che si era recentemente avventurato nel mondo della produzione cinematografica per lanciare la Companhia Cinematográfica Vera Cruz. L’impresa mirava a diventare il primo studio cinematografico “professionale” del Brasile, promettendo di produrre “intrattenimento di alta qualità” con standard molto elevati. A Cavalcanti fu affidato l’incarico di produttore esecutivo, in quanto unico brasiliano qualificato per questo ruolo.

Il nuovo studio si rivelò un disastro. Sommerso dai debiti, fu rilevato dalle banche nel 1954; Cavalcanti rimase coinvolto nel progetto solo per circa un anno, durante il quale portò avanti la produzione dei suoi primi tre film. Nonostante ciò, il suo nome rimase profondamente legato al fallimento di Vera Cruz in Brasile. Poiché il cinema brasiliano divenne poi storicamente sinonimo con il cinema d'autore, e soprattutto con il Cinema Novo, lo studio di São Paulo si trasformò in una sorta di demone da esorcizzare – e Cavalcanti con esso. Nella sua influente Revisão crítica do cinema brasileiro (Revisione critica del cinema brasiliano), Glauber Rocha dedica un intero capitolo a queste vicessitudini, intitolato “Cavalcanti e Vera Cruz”, in cui accusa Cavalcanti di “non capire il cinema brasiliano”. Pur apprezzando il fatto che il regista si fosse adoperato per assumere tecnici europei capaci di migliorare gli standard delle produzioni locali, Rocha si dimostrò sprezzante verso la presenza di registi e sceneggiatori inglesi e italiani, rimproverandoli di avere una scarsa conoscenza del paese e di non riconoscere il potenziale dei talenti locali.

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La posizione di Cavalcanti nella storia del cinema è curiosa. Come Max Ophuls, è un regista nomade le cui opere appartengono più al patrimonio cinematografico mondiale che a quello nazionale, ma il pubblico che teoricamente dovrebbe interessarsi più di tutti ai suoi film, i brasiliani, spesso ripudiano i titoli di Cavalcanti realizzati nel loro paese. 

Quando ho iniziato a interessarmi al cinema brasiliano a metà degli anni '90, l'immagine di Alberto Cavalcanti era quella di una caricatura: il regista brasiliano amico di Jean Renoir, che aveva iniziato la sua carriera nel cinema d’avanguardia francese e era finito per allearsi con le élite di San Paolo e le loro concezioni antiquate sull’arte. Dei tre film diretti da Cavalcanti in quel periodo, Simão, o Caolho (Simon the One-Eyed. 1952), O Canto do Mar (Song of the Sea, 1953) e Mulher de Verdade (A Real Woman, 1954), al massimo si trovavano pochi riferimenti a O Canto do Mar, e non sempre positivi. La posizione di Cavalcanti nella storia del cinema è curiosa. Come Max Ophuls, è un regista nomade le cui opere appartengono più al patrimonio cinematografico mondiale che a quello nazionale, ma il pubblico che teoricamente dovrebbe interessarsi più di tutti ai suoi film, i brasiliani, spesso ripudiano i titoli di Cavalcanti realizzati nel loro paese. Tuttavia, i tre film brasiliani di Cavalcanti sono molto più interessanti rispetto a quanto si potrebbe credere dando retta alle dicerie sul suo sciagurato ritorno in patria.

Le opinioni politiche di Cavalcanti certamente non si allineano con il tipo di analisi sociale realizzata, ad esempio, da Nelson Pereira dos Santos nei suoi primi film, ma offrono un prezioso spaccato della società dell'epoca, arricchito di dettagli spesso pungenti grazie alla sua vicinanza agli ambienti più conservatori della società brasiliana. Nei film si riscontra una notevole diffidenza verso le élite, satirizzate in tutta la loro meschinità. L'esperienza di Vera Cruz si fa sentire chiaramente in Simão, o Caolho, che prende un tono buñuelesco; Al contempo, tutti e tre i film lasciano trasparire una certa aria di superiorità non troppo velata nei confronti dei propri personaggi archetipici del cinema popolare, come la comunità di immigrati in O Canto do Mar o la coppia protagonista di Mulher de Verdade. O Canto do Mar richiama volutamente En Rade, ma la mistificazione poetica del film francese è qui sostituita da una sociale. Settant'anni dopo, è facile capire perché questi titoli potessero sembrare sospetti ai critici dell'epoca, specialmente quelli di orientamento marxista; ma la difficoltà di Cavalcanti nel avvicinarsi ai suoi personaggi aggiunge un ulteriore tocco di fascino alle sue immagini già raffinate.

©Justine Knuchel ©Justine Knuchel

Mulher de Verdade si ispira ad un brano di samba molto conosciuto del cantautore Ataulfo Alves, Ai! Que Saudade Da Amélia (Oh, Come Mi Manca Amelia!). La canzone si presenta come una visione fantasmata di un narratore maschilista, che paragona con nostalgia la sua attuale moglie ad un’ex amante molto più docile e sottomessa chiamata Amelia. Cavalcanti sviluppa il film attorno al personaggio centrale, a cui viene conferita maggiore autonomia senza però che essa possa estricarsi dalle convenzioni sociali. Ciò che caratterizza questa Amelia è il fatto di essere riuscita a rimettere in sesto un delinquente di basso rango, oltre che al suo impegno a fare di tutto per lui e alla sua incapacità di sfuggire ai vari desideri degli uomini che la circondano. Questa commedia tratta di una donna che si ritrova bigama perché non le è permesso dire di no. A partire dai dai titoli di testa, la stratificazione sociale fa chiaramente da cornice a tutto il film.

La satira funziona proprio perché Cavalcanti fa del film una riflessione su come tutti i vari personaggi siano in preda ad illusioni, che esse provengano da altri o che scaturiscano da loro stessi. Il malvivente diventato uomo per bene, la donna che si sacrifica per gli altri, il ricco playboy, la signora dell'alta società –  tutti questi diventano cliché dai quali non c'è scampo. La messa in scena di Cavalcanti è dotata di una certa teatralità che sottolinea questa condizione umana; Il regista sfrutta ampiamente il contrasto tra la casa che Amelia ha costruito con il marito povero, e gli ambienti che frequenta con quello ricco. E Cavalcanti dimostra anche una grande lungimiranza nella scelta degli attori protagonisti – Inezita Barroso, una cantante molto famosa senza alcuna esperienza cinematografica precedente, che riesce a superare le lacune nella trama del film grazie alla sua stellare interpretazione; e Colé Santana, uno dei migliori comici del periodo, a cui però venivano raramente assegnati ruoli così interessanti. Le scene della coppia sono molto intime, esaltando il contrasto con le complessità artificiose del loro ambiente circostante; le scene della famiglia ricca sono meno riuscite – un po' ovvie, i personaggi non spiccano, Amelia risulta meno incisiva – ma la satira è talvolta geniale.

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Come risaputo, la Cinemateca Brasileira ha avuto numerosi problemi durante il governo di Jair Bolsonaro. Un progetto ambizioso come quello dedicato all'opera di Cavalcanti ci dimostra che l’istituzione è pronta a ripartire. 

Cavalcanti alla fine tornò in Europa, guardando alla sua carriera in patria con un misto di frustrazioni che sembrano esistere più su un campo simbolico, sia come metafora del costante fallimento del cinema brasiliano, sia come modello da non emulare. Eppure, i film rimangono attuali e svelano qualcosa che va oltre questa dimensione simbolica. Sono proiettati raramente, specialmente Mulher de Verdade. Le pellicole sono state depositate presso la Cinemateca Brasileira di San Paolo. L’ attuale presidente del consiglio di amministrazione, il critico e professore Carlos Alberto Calil, sta coordinando il progetto "Cavalcanti - O Homem e o Cinema" (Cavalcanti - L'Uomo e il Cinema) per cercare di far conoscere meglio i film girati in Brasile dal regista attraverso una retrospettiva itinerante, oltre che creare opportunità per restaurare i film stessi.

Come risaputo, la Cinemateca Brasileira ha avuto numerosi problemi durante il governo di Jair Bolsonaro. Un progetto ambizioso come quello dedicato all'opera di Cavalcanti ci dimostra che l’istituzione è pronta a ripartire. Secondo quanto riferito dal loro dipartimento di conservazione, "I materiali relativi a questi tre titoli sono in condizioni critiche e in uno stato di decomposizione molto avanzato. Richiedono quindi un restauro immediato." L'anno scorso, il titolo è stato selezionato fra i molti altri che hanno bisogno di un restauro dalla Cinemateca per partecipare al Heritage Online Restoration Contest del Locarno Film Festival, ed ha poi vinto il concorso.

Questo ha sbloccato un contributo finanziario di 50.000 franchi svizzeri per i lavori di restauro, effettuati dal laboratorio Cinegrell con sede a Zurigo e Berlino. Il lavoro è stato svolto a partire da un duplicato realizzato negli anni '90, quando i negativi della pellicola da 35mm erano già compromesse. Sebbene il materiale non sia nelle peggiori condizioni, esso presenta molti graffi, discontinuità, imprecisioni ed immagini sfarfallate, oltre che a salti e riparazioni molto visibili. Come mi ha spiegato Nicole T. Alleman di Cinegrell: "Oltre ai difetti dell'originale, il sesto rullo è stato sostituito nel 1986 con un duplicato di una copia di lavorazione, che abbiamo poi utilizatto per il restauro. Per questi motivi, il rullo manca di definizione e nitidezza, e presenta segni di ogni tipo, come lettere graffiate sulla pellicola fino a 10 fotogrammi di fila e così via." Questo restauro è risultato chiaramente molto difficile. Il laboratorio e la Cinemateca hanno dovuto prendere decisioni per ripristinare il materiale originale, stabilizzare l'immagine e cercare di rimuovere i difetti accumulati, oltre che ad intraprendere il restauro della colonna sonora, anch’essa gravemente danneggiata. Al di là di rimettere il film in circolazione, il progetto dovrebbe anche garantire che i rullini vengano preservati in condizioni migliori rispetto a quelle attuali.

Sebbene il processo non sia stato semplice, il restauro di Mulher de verdade rappresenta un passo importante verso la ridistribuzione dell'opera brasiliana di Alberto Cavalcanti. Abbiamo ancora molto da imparare da questi film, sia sul Brasile degli anni '50, sia sul rapporto tra il cinema latinoamericano e quello europeo, sia sulla figura unica e singolare di Cavalcanti.

 

La versione restaurata di Mulher de verdade (1954) di Alberto Cavalcanti è stata presentata in anteprima mondiale alla 77ª edizione del Locarno Film Festival.

Cinegrell

Con sedi a Zurigo e Berlino, Cinegrell offre servizi end-to-end per la produzione cinematografica e televisiva: restauro di film, post-produzione, grading, mastering, sound editing, compositing, noleggio di attrezzatura. A Berlino Cinegrell gestisce un laboratorio cinematografico che fornisce servizi di altissima qualità per pellicole S8 mm, 16 mm e 35 mm, in bianco e nero e a colori.
Entrambe le sedi di Cinegrell dispongono di sale cinematografiche approvate DCI e Dolby 5.1 per il color grading sullo schermo con i sistemi Filmlight Baselight. I clienti possono supervisionare al meglio il processo lavorativo, collaborando con coloristi d’eccezione.
Cinegrell è dotato di quattro ARRISCAN XT con opzione Wetgate. E sia a Zurigo sia a Berlino dispone di un laboratorio per la gestione di pellicole fragili.
Preservare e rendere accessibili i film è il core business di Cinegrell, il cui team di grande esperienza affronta ogni progetto con dedizione.